Omelia (10-06-2007) |
padre Raniero Cantalamessa |
Fate questo in memoria di me Nella seconda lettura di questa festa, san Paolo ci presenta il più antico resoconto della istituzione dell'Eucaristia, scritto non più di una ventina d'anni dopo il fatto. Cerchiamo di scoprire qualcosa di nuovo del mistero eucaristico, servendoci del concetto di memoriale: "Fate questo in memoria di me". La memoria è una delle facoltà più misteriose e più grandiose dello spirito umano. Tutte le cose viste, udite, pensate e fatte fin dalla prima infanzia, sono conservate in questo seno immenso, pronte a ridestarsi e a balzare alla luce, a un richiamo esterno o della stessa nostra volontà. Senza memoria, cesseremmo di essere noi stessi, perderemmo la nostra identità. Chi è colpito da amnesia totale, vaga smarrito per le strade, senza sapere né come si chiama, né dove abita. Il ricordo, al suo affacciarsi alla mente, ha il potere di catalizzare tutto il nostro mondo interiore e convogliarlo verso il suo oggetto, specie se questo non è una cosa o un fatto, ma una persona viva. Quando una mamma si ricorda del suo bambino che ha dato alla luce da pochi giorni e che ha lasciato a casa, tutto dentro di lei vola verso la sua creatura, un impeto di tenerezza sale dalle viscere materne e vela forse gli occhi di pianto. Non solo l'individuo, ma anche il gruppo umano -famiglia, clan, tribù, nazione- ha la sua memoria. La ricchezza di un popolo non si misura tanto dalle riserve auree che conserva nelle sue casseforti, quanto dalle memorie che conserva nella sua coscienza collettiva. È proprio il condividere gli stessi ricordi che cementa l'unità del gruppo. Per conservare vivi tali ricordi, essi vengono legati a un luogo, a una festa. Gli americani hanno il Memorial Day, giorno in cui ricordano i caduti di tutte le guerre; gli indiani, il Gandhi memorial, un parco verde in New Delhi che deve ricordare alla nazione quello che egli è stato e ha fatto per essa. Anche noi italiani abbiamo i nostri memoriali: le feste civili ricordano gli eventi più importanti della nostra storia recente e ai nostri uomini più illustri sono dedicate vie, piazze, aeroporti... Questo ricchissimo retroterra umano circa la memoria ci dovrebbe aiutare a capire meglio cos'è l'Eucaristia per il popolo cristiano. Essa è un memoriale perché ricorda l'evento a cui ormai tutta l'umanità deve la sua esistenza, come umanità redenta: la morte del Signore. Ma l'Eucaristia ha qualcosa che la distingue da ogni altro memoriale. Essa è memoria e presenza insieme, e presenza reale, non solo intenzionale; rende la persona realmente presente, anche se nascosta sotto i segni del pane e del vino. Il Memorial Day non può far sì che i caduti tornino in vita, il Gandhi memorial non può far sì che Gandhi sia vivo. Questo invece fa', secondo la fede dei cristiani, il memoriale eucaristico nei riguardi di Cristo. Ma insieme con tutte le cose belle che abbiamo detto della memoria, dobbiamo menzionare anche un pericolo insito in essa. La memoria si può trasformare facilmente in sterile e paralizzante nostalgia. Questo avviene quando la persona diviene prigioniera dei propri ricordi e finisce per vivere nel passato. Il memoriale eucaristico non appartiene davvero a questa specie di ricordi. Al contrario essa ci proietta in avanti; dopo la consacrazione, il popolo acclama: "Annunciamo la tua morte, Signore. Proclamiamo la tua risurrezione. Nell'attesa della tua venuta". Un'antifona attribuita a san Tommaso d'Aquino (O sacrum convivium) definisce l'Eucaristia il sacro convito in cui "si riceve Cristo, si celebra la memoria della sua passione, l'anima si riempie di grazia e a noi viene dato il pegno della gloria futura". |