Omelia (02-03-2008) |
don Marco Pratesi |
Scrutami, Dio La lettura racconta l'elezione e l'unzione regale di Davide da parte di Samuele. L'intenzione del narratore è limpida: mostrare come Dio scelga in base a criteri diversi da quelli umani. Davide infatti risulta il meno titolato ad essere re. Non ha, tra l'altro, neanche l'imponente statura che erano proprie non solo di suo fratello maggiore Eliab, ma anche di Saul, consacrato dallo stesso Samuele, di cui leggiamo che era "giovane e bello; non c'era tra i figli di Israele uno più bello di lui: era più alto degli altri dalla spalla in su" (1Sam 9,2)". Proprio quel Saul che ha fallito la sua missione ed è stato riprovato dal Signore. Il motivo della scelta di Dio è spiegato dallo stesso testo: per Dio "non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore" (v. 7). Che cosa in effetti il Signore veda nel cuore di Davide non lo sappiamo e non viene detto. Per tale motivo di lui, quando effettivamente si presenta, cogliamo solo alcuni aspetti esteriori: "era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto" (v. 12). Sarà la storia seguente a svelarci quanto il Signore nel segreto ha già visto in questo momento. Accostando questa lettura al racconto giovanneo della guarigione del cieco nato, la liturgia ci orienta in una precisa direzione. Ciascuno di noi nasce cieco, incapace di vedere quanto Dio vede, cioè la realtà vera e profonda, riguardo anche a noi stessi. Le nostre scelte sono condizionate da questa falsa luce, e risultano distorte in partenza. Dobbiamo chiedere al "Padre della luce" di essere liberati dal "potere delle tenebre" (cf. colletta). Dobbiamo offrirci con fiducia allo sguardo di Colui che vede "le profondità del nostro cuore" e del Risorto dagli occhi penetranti come lingue di fuoco (cf. Ap 1,14; 2,23). È questo il senso degli scrutini previsti dal Rito per l'iniziazione cristiana degli adulti (RICA) nel cammino catecumenale. Gli scrutini si celebrano nelle domeniche III, IV e V di quaresima, sempre con le letture del ciclo A (cf. RICA 159), e richiedono agli aspiranti cristiani "un progresso nella sincera conoscenza di sé, in una seria revisione spirituale e nella vera penitenza" (155). Questa esigenza, stabilmente valida per il cristiano, specialmente in quaresima, comporta non tanto di permettere a Dio di scrutarci (sarebbe vano pretendere di nascondersi), quanto piuttosto di chiedergli che la sua luce diventi nostra, di essere pronti a prendere coscienza della nostra tenebra, vedendo noi stessi come egli ci vede. Ciò significa al tempo stesso l'aprirsi dei nostri occhi alla scoperta stupita e gioiosa di colui che Dio ha "mandato a illuminare il mondo" (colletta), Cristo Signore. Nel secondo scrutinio, corrispondente a questa IV domenica di quaresima, la Chiesa eleva sui catecumeni la seguente preghiera di esorcismo, che facciamo nostra: "Padre di bontà, che hai concesso al cieco nato di credere in Cristo tuo Figlio e di entrare a far parte del tuo regno, fa' che questi tuoi eletti siano liberati dalle menzogne da cui sono insidiati e accecati, e fa' che, radicati saldamente nella fede, diventino figli della luce e siano sempre luminosi di santità e di grazia" (171). I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo. |