Omelia (11-09-2010)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su 1Cor 10,21

Dalla Parola del giorno
Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni.

Come vivere questa Parola?
Paolo fa notare che gli idoli sono una nullità e che i sacrifici in loro onore sono in effetti offerti ai demoni e quindi mettono in comunione con questi.
L'espressione è certamente molto forte e crea un moto di rifiuto. Chi vorrebbe essere in comunione con i demoni? Verrebbe da dire che Paolo esagera e che comunque la cosa, oggi, non ci riguardi. Ma ne siamo proprio sicuri? Se siamo onesti dobbiamo ammettere che la tentazione dell'idolo è ricorrente sia a livello sociale sia a livello individuale. Non c'è epoca che ne vada esente.
Anch'io posso nascondere nel mio cuore un idoletto a cui brucio incenso. Può chiamarsi ricerca esasperata di primeggiare di essere al centro del mio piccolo universo, può essere la persona che ho idealizzato e di cui finisco con l'amare l'immagine che mi sono fatto, può essere un bene materiale. Il rischio, tutt'altro che utopico, è di farlo convivere tranquillamente con una vita che vorrebbe essere au-tenticamente e pienamente cristiana. Si partecipa, magari anche quotidianamente, alla mensa eucaristica e ci si asside poi tranquillamente alla mensa imbandita in onore del mio idolo.
L'Eucaristia, se presa sul serio, è un bere al calice di Cristo, un entrare in comunione profonda con la sua volontà di redenzione con il suo "sì" al Padre, è un mangiare il suo corpo spezzato per me, per tutti e quindi un impegnarmi a diventare anch'io pane spezzato per gli altri. E tutto questo non può andare d'accordo con un uso distorto di quei beni, spirituali e materiali, che mi sono stati dati perché collabori con Cristo ad edificare il Regno.

Nel mio rientro al cuore, cercherò di scovare l'idolo che vi si annida e di rimuoverlo decisamente

La partecipazione alla tua mensa, Signore, mi faccia entrare in comunione profonda con te e mi liberi dall'attrattiva insidiosa degli idoli.

La voce di un testimone
Al termine della Messa il prete ci congeda con la formula: "La Messa è finita, andate in pace!". [...]È come se dicesse: "Adesso tocca a voi, è il vostro momento". Dunque non un segnale di "riposo", ma di "partenza" per una missione. Significa "agganciarsi" alla vita quotidiana. Ci si alza dalla mensa eucari-stica e si attacca a lavorare, a costruire il Regno.
Alessandro Pronzato