Omelia (03-04-2011) |
don Roberto Rossi |
Cristo è la luce della nostra vita Domenica scorsa era la "domenica dell'acqua" (l'incontro di Gesù con la samaritana), questa domenica possiamo definirla "domenica della luce" (Gesù dà la luce degli occhi e della fede al cieco). Nel cammino quaresimale che ci porta a rinnovare insieme le promesse del nostro battesimo nella Veglia Pasquale, l'acqua e luce sono due simboli, presi dalla natura, che ci parlano di vita, ci portano alla vita eterna. "Cristo illuminerà", così finisce la seconda lettura. È Lui la luce del mondo, le nostre tenebre saranno illuminate da Cristo, solo Lui può aprire i nostri occhi alla luce. Il brano del cieco nato ci presenta la condizione degli uomini: chi accoglie la luce, Gesù Cristo e chi, invece, si mette in contrasto con Lui che è la luce del mondo. La luce di Cristo è un dono gratuito: questo è ciò che ci mostra Il vangelo della guarigione del cieco nato. Il cieco non aveva mai visto la luce e di conseguenza tutte le cose che prendono forma proprio dalla luce; forse aveva già sentito parlare di Gesù. Le sue tenebre lo avvolgevano e non sapeva dove incontrare il Signore. È Gesù che prima lo vede, poi si mette accanto a lui, fa del fango che gli spalma sugli occhi. Questo uomo avvolto dalla oscurità rappresenta la nostra vita. Anche noi siamo nelle tenebre, nelle difficoltà, nei problemi che ci assillano. Dio che ci conosce personalmente è vicino a chi ha il cuore ferito, a chi è ammalato e tocca ciascuno per riportarlo alla luce. Ci fa capaci di vedere la realtà e cosi distinguere il bene e il male e poter scegliere cosa veramente desideriamo. Tutto è dono gratuito di Dio. Il cieco non vede, ma sente il tocco della mano, sente la voce di Gesù che gli ordina di andare a lavarsi nella piscina di Siloé. Alla iniziativa di Dio il cieco deve fare qualcosa, deve obbedire alla parola di Dio, non deve giustificarsi per il fatto che non vedendo non può dirigersi alla piscina. Deve rischiare di camminare ancora nel buio, di inciampare, di cadere, se si fida della parola del Signore che l'ha toccato con amore, solo allora può sperimentare la potenza dell'azione divina nella sua esistenza e cominciare a vedere. Perché la luce entri e ci illumini è necessario la nostra parte: ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica. Egli fa quello che Gesù gli ordina di fare però ancora non l'ha visto. Dio agisce sempre cosi, ci riporta alla vita piena e ci lascia liberi. Per quell'uomo che ora ci vede, c'è un cammino crescente nell'illuminazione, nella comprensione della persona di Gesù: prima dichiara davanti ai giudei che "Gesù è un profeta", che egli viene da Dio. Con questa dichiarazione pubblica viene rifiutato, anche i genitori non lo difendono. Assumere la fede fino in fondo è compromettente. In un secondo momento Gesù stesso si presenta davanti a lui e dice chi è. Solo allora vede con gli "occhi nuovi" Colui che l'ha guarito e nasce la vera fede: "si prostrò e l'adorò". La luce piena entra in noi quando avviene l'incontro personale con Gesù Luce. Fidiamoci di Dio anche se non vediamo chiaramente la strada da percorrere. (pensieri dalla Comunità Missionaria di Villaregia) |