Omelia (26-12-2012) |
Riccardo Ripoli |
Chi persevererà sino alla fine sarà salvato Immagino il mondo come una grande ragnatela, fatta di mille fili, ognuno dei quali collegato all'altro. Diceva Karen Blixen "la vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro". Una persona, un ragazzo che mi sta molto a cuore porta dentro sé il dolore della perdita della sua mamma, come me, ma a differenza mia che ho avuto la fortuna di conoscerla, di apprezzarla, di essere amato, cresciuto, di conservare mille ricordi di lei e dei suoi insegnamenti, non ha mai visto la sua mamma, non ha potuto abbracciarla una sola volta, non è riuscito ad avere un'intesa con lei, né la complicità, né essere difeso, amato, vestito, lavato, rimproverato perché la sua mamma è morta nel darlo alla luce. In questi giorni di Natale ho pensato molto a lui, a questa sua sofferenza che è innegabile, ma non vedo atto più bello da parte di una mamma che dare la propria vita per mettere al mondo la propria creatura. Questo ragazzo deve essere fiero della sua mamma, del suo coraggio, di aver partorito comunque anche se forse già sapeva che la sua vita poteva essere in pericolo, ma non ha badato a spese, non ha chiesto sconti, non ha cercato la via più facile per vivere. Ha scelto lui. Ha scelto di dare vita, fiato al suo bimbo ed in questo modo lo ha amato una sola volta, ma lo ha amato con tale e tanta intensità che questo amore investe tutti noi, ci dona un esempio da seguire. Mi fanno rabbia le donne che abortiscono, che rinunciano a dare alla luce un bambino, così come coloro che abortiscono un bambino in affidamento rinunciando ad accogliere un bimbo nella propria casa, d fatto condannandolo a morte. C'è un filo che lega il dolore alla gioia, ma a volte non vogliamo vederlo, a volte lo recidiamo per paura. Così il dolore per la perdita di un bambino che torna alla sua famiglia naturale ci frena nel prendere un ragazzo in affido, oppure la paura di una vita con un figlio ci impedisce di farlo nascere. Dal dolore nasce sempre la gioia, così come nel giorno del primo martire, c'è un filo che lega la morte violenta di Stefano ad opera di un giovane fariseo, Saulo. Quella morte darà nuova vita a San Paolo, è come se Stefano avesse passato il testimone a Saulo che reggeva i mantelli. Si può uccidere la persona buona, ma non si può uccidere la bontà, il suo messaggio di amore, anzi, un atto di cattiveria tanto cruento altro non è che un solo atto, mentre il seme dell'amore che viene sparso ricadrà sul terreno e nei cuori di molti e produrrà frutto. |