Omelia (25-08-2013)
Giovani Missioitalia
Decentrarsi per ricentrarsi

Il Vangelo di Luca di questa domenica (13,22-30) ci presenta Gesù che insegna passando per città e villaggi. Ma che cosa insegna quest'uomo in cammino verso Gerusalemme? La domanda posta dal "un tale" ci rivela che Gesù insegnava circa la "salvezza". Ma che cos'è questa salvezza che Gesù insegna? Come si entra in possesso di essa?
La risposta di Gesù non è chiara, egli dice di sforzarsi di entrare per la porta stretta. Ma che cosa significa "sforzarsi di entrare per la porta stretta?" Che cosa è quella porta stretta?
Papa Francesco ci sta aiutando a capire cosa bisogna fare per entrare per la porta stretta: dobbiamo decentrarci, uscire dal proprio amore, volere e interesse. Il centro deve divenire Cristo presente in mezzo a noi in coloro che posseggono solo lui.
C'è un verbo che Gesù usa che può farci comprendere che cosa significa entrare per la porta stretta: conoscere!
Gesù dice a quelli che bussano e vogliono entrare: "non vi conosco." Forse quel verbo è la chiave per entrare per quella porta stretta.
Conoscere significa diventare una sola cosa con la persona che si apre a noi, che ci dischiude la porta del cuore, che ci accetta interamente per quello che siamo, che ci ama infinitamente per farci essere, che ci fa diventare la parte centrale della propria vita attraverso la sua incondizionata misericordia.
Conoscere è darsi perché l'altro possa esistere, possa fare esperienza dell'amore, possa gioire della vita, possa esistere come persona destinata all'unità con gli altri. Questo è quanto Gesù ha fatto con noi: ci ha fatto conoscere il Padre, ci ha raccontato del suo amore per l'umanità, della sua misericordia per i suoi figli, della sua vita offerta attraverso il dono del Figlio e dello Spirito, della sua disponibilità a condividere la sua natura divina, a farci diventare eredi della sua gloria infinita. Gesù si è dichiarato "la porta" che conduce alla vita, che permette di entrare a far parte di quella comunità di persone che hanno accolto la sua voce e lo hanno seguito.
È lui la porta stretta della salvezza, quella porta che fa entrare nella libertà dei figli di Dio. Conoscere lui è
conoscere il Padre e conoscere è vita eterna.Gesù lo dirà specificamente nelle sue ultime parole ai suoi discepoli: "Questa è lavita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv17, 3).
Ma come si fa a conoscere il Padre? Prima di tutto ci vuole chi ne parli. Questa è stata la specifica missione del Figlio di Dio: presentarci il Padre, farci fare esperienza dell'amore paterno di Dio nel dono della sua vita per noi, donarci lo Spirito del Padre perché noi possiamo essere capaci di rispondere al suo amore e chiamarlo "Abba".
Poi ci vuole chi ci offre l'esempio di come un figlio deve essere per poter divenire l'erede di quel Padre e anche qui Gesù ci offre se stesso perché noi possiamo conoscere la nostra vera identità: conoscere il Figlio per divenire figli. È lui la porta che conduce alla conoscenza - comunione con il Padre, perché lui e il Padre sono una cosa sola.
Conoscere lui è conoscere il Padre.
Inoltre ci vuole qualcuno che è disposto ad immolarsi perché l'incontro tra quelli che lui ama sia possibile, ci vuole colui che li renda compatibili.
Cristo ha reso il Padre compatibile a noi nella sua natura umana e ha reso noi compatibili con il Padre prendendo su di sé il nostro peccato e crocifiggendolo alla croce.
La Croce è lo strumento che ci decentra da noi stessi e ci ricentra in colui che è la centralità della salvezza.
Salvezza significa sedersi a mensa con chi ci ama, permettergli di impossessarsi del nostro essere, lasciarlo fare senza interferire, senza dettargli le regole dell'amore, senza domandare nulla, esistere solo per donargli la gioia di essere padre, farsi conoscere per poter esistere attraverso l'incontro con l'Amore.
La porta stretta ci indica anche che bisogna farsi piccoli per entrare in questa dimensione di vita che chiamiamo salvezza, piccoli e ultimi.
L'umiltà è il segreto dell'amore. Solo colui che lascia l'altro diventare il signore della propria vita entra a far parte di un'esistenza che oltrepassa la soglia del finito e del temporale.
Gli ultimi sono quelli che si fanno disponibili agli altri, sono coloro che non sono incatenati alle pesantezze delle cose che possiedono o che vorrebbero possedere, sono quelli che hanno cercato l'amore prima del possesso, sono i liberi aperti a lasciarsi occupare da chi li vuole conoscere per poterli amare.



Commento al Vangelo, XXI domenica T.O., di p. Ciro, PIME, Papua Nuova Guinea