Omelia (01-12-2013) |
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Oggi per noi cristiani inizia un tempo sacro, un tempo di attesa straordinario, ma che in realtà dovremmo imparare a vivere ogni giorno! Di che attesa parliamo? Chi o cosa aspettiamo?! Tutti ci siamo accorti che l'avvento è un tempo di fibrillazione, intorno a noi tutto cambia: luci, vetrine, colori, immagini! Tutto aiuta a preparare la festa imminente! E la Chiesa quale festa prepara e come la prepara? L'Avvento, lo sappiamo è l'attesa che precede la nascita di Gesù, il Messia che gli ebrei aspettavano ormai da secoli! Il Figlio di Dio, annunciato dai profeti, avrebbe portato la pace, l'amore, la giustizia e la verità al mondo intero! Gesù parla ai suoi discepoli proprio di come aspettare la venuta di Dio nell'ultimo giorno, quando cioè Dio giudicherà l'uomo, e suggerisce loro un modo di vigilare, aspettare. Matteo nel suo Vangelo riporta questo dialogo tra il Signore e i discepoli e lo leggiamo oggi che ci prepariamo a vivere l'attesa di un evento importante, speciale! Il paragone usato da Gesù, aiuta a comprendere meglio il suo messaggio, ed è quello di un uomo che sta allerta sulla sua casa, i suoi famigliari, i suoi beni. Tutti noi abbiamo qualcosa di prezioso su cui vigilare: la nostra camera, il nostro gioco preferito e magari il nostro fratellino più piccolo! Perché vigiliamo, cosa significa in questi casi vegliare? Forse custodire, proteggere?! Lo facciamo spontaneamente, non c'è nessuno che ci suggerisce come fare. Noi teniamo alle nostre amicizie, alle nostre cose e ce ne prendiamo cura. Allora il Signore ci invita a prenderci cura di cosa? Della nostra relazione con Lui. Gesù ci spinge a prendere sul serio le relazioni che viviamo quotidianamente poiché in esse si realizzano già le profezie dei profeti! Sentite cosa mi raccontava una delle mie catechiste a proposito della profezia di Isaia, quella che abbiamo ascoltato nella prima lettura: quando gli ebrei o qualsiasi persona ascoltava e ascolta queste parole del profeta, pensava e pensa che Dio cambia il mondo, le nazioni in un batter d'occhio e questo può farlo. Ciò che si dimentica è che Dio ci ha creati liberi non schiavi neanche della Sua volontà. Dunque solo se noi trasformiamo le nostre spade, cioè i nostri rancori, litigi, pretese, in amore verso gli altri, dentro di noi comincerà a crescere il Regno di Dio, fatto di pace e verità. Questa spiegazione mi ha colpito molto, tanto che da quel giorno cominciai a pensare a quali erano le spade che portavo nel mio cuore e che mi impedivano di vivere secondo gli insegnamenti di Gesù. Devo dire che da allora ancora mi esercito in questo! Possiamo così interpretare l'invito che viene dalle letture odierne: il Signore ci sprona a non abbassare mai la guardia sulle cose e le relazioni a cui teniamo, tra queste c'è il legame con Lui, il nostro Padre e Creatore, fondamentale nella vita di ogni credente. Trascurare o ritenere poco importante il rapporto con Gesù ci fa perdere di vista ciò per cui siamo creati: essere amati da Lui e amare noi stessi e gli altri. Accogliere Gesù che viene fa balzare il nostro cuore di gioia, soprattutto in questo tempo di Avvento, infatti è in questi periodi che dedichiamo maggiore cura e tempo alle nostre relazioni e in particolare a quella con il Signore. Se volete potete esercitarvi, in questa prima settimana di attesa, a presentare a Gesù tutte le vostre spade e chiedere a Lui di aiutarvi a trasformarle in amore, gesti di perdono, di vicinanza e non di distanza. Commento a cura di Antonella Stolfi |