Omelia (30-03-2014) |
Giovani Missioitalia |
Aprire gli occhi In questo brano tratto dal Vangelo di Giovanni ci troviamo davanti ad un film, tanto è stato bravo l'evangelista a descriverlo. Per seguire la narrazione quasi non si può fare a meno di immaginare le scene ingarbugliate eppure così coinvolgenti. Anzitutto è interessante cogliere che i fatti si sono svolti in strada come di consueto. Gesù era quasi sempre in strada ed è proprio lì che ha fatto gli incontri più interessanti. Si capisce subito che qui non c'è in ballo solo la guarigione fisica di un uomo ma quella spirituale di un popolo. Chi ha peccato? Chi è il responsabile del male che sta patendo quest'uomo cieco dalla nascita? La mentalità era, ma lo è tutt'ora, questa! trovare il colpevole che spesso è proprio Dio perché "permette", e non proibisce, che non interviene a cambiare le situazioni di sofferenza che ci affliggono oggi! Ma Gesù risponde in modo chiaro e deciso:"Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio". Qui viene una prima lezione di conversione: smettiamola di guardare sempre tutto con la nostra povertà d'animo, con il nostro esser piccoli. Dio non ci punisce con malattie o deficit fisici perché peccatori, non è proprio nella sua logica. Fa di tutto perché in qualsiasi condizione, possiamo essere felici della nostra vita. E' ora di aprirci alla vastità di Dio, alla sua grandezza. Non riduciamo tutto alla dimensione materiale ma facciamo sì che lo sguardo in Alto, la spiritualità ci spieghi la nostra vita e quella di chi ci circonda. Occorre ritrovare la vista o come per il cieco del vangelo, riceverla per la prima volta. Come? Con il fango, quello che Gesù ottiene mischiando la sua saliva alla terra. E' una simbologia fortissima: è solo se mischiamo la Parola di Dio ( saliva che esce dalla bocca del Figlio di Dio) alla nostra vita ( la terra origine dell'uomo) possiamo arrivare ad una vista Alta, spirituale di tutto ciò che ci circonda sofferenze comprese. E' la Parola che può farci leggere la nostra storia con una Luce di grazia e benedizione anche nei momenti di fortissimo sconforto. Con il fango sugli occhi, l'uomo cieco viene inviato da Gesù alla piscina di Siloe, luogo distante da dove si trovavano, il cui tragitto era nuovo per il cieco e quindi pieno di incognite. L'atto di fede dell'uomo che accetta questo invito ad avventurarsi per una strada a lui ignota, cieco ancora più cieco, fa si che avvenga la guarigione. Ancora un'altra cosa: in ebraico "Siloe" vuol dire "inviato" ed è naturalmente un termine che indica Gesù stesso. Lavandosi nell'acqua della piscina dell'inviato il cieco, fa esperienza di Gesù, l'inviato di Dio quello che rivela l'amore del Padre per i suoi figli. Quando i farisei chiedono a questo cieco di criticare Gesù, di dire che Gesù è un peccatore perché lo ha guarito in giorno di sabato, il cieco risponde:" Se sia un peccatore non lo so, prima ero completamente cieco e ora ci vedo". Prima ero cieco, ora ci vedo è l'esperienza di chi ha incontrato il Signore. Ma questo che cosa vuole dire in concreto, che cos'è che cambia nel momento in cui incontriamo Gesù e lo incontriamo come l'inviato di Dio? Cambia questo: nella vita ci sono alcune cose che noi sappiamo, a scuola ci insegnano tutta una serie di verità, ci danno una serie di conoscenze che sono preziose, conoscenze scientifiche e tecniche e artistiche e filosofiche. Solo che quando ci chiediamo quale sia il senso del mondo e della vita e della morte, come si debba vivere la gioia e come si possa vivere la sofferenza e come possiamo rispondere al male che inevitabilmente incontriamo nella nostra vita, il male morale, l'ingiustizia, il male fisico, al limite, tutte queste cose. Bene, quando noi ci poniamo queste domande siamo spesso disorientati, non sappiamo che cosa rispondere oppure pensiamo che qualunque risposta vada bene. Ora quello che significa Gesù Cristo è che in Lui Dio ha manifestato il suo amore, Dio si è manifestato così come Amore. Ed è proprio questo che illumina la nostra vita! Voglio dire: se noi riusciamo a renderci conto che Dio è amore e a credere che Dio è amore, questo ci permette, questo semplicissimo fatto ci permette di cogliere il significato della vita e del mondo e degli altri e di noi stessi. Questo non vuole dire che non rimangono le oscurità: ne rimangono e come! Che non rimangano perplessità, dubbi, tutte queste cose! Ma questo vuol dire che un orientamento preciso per quanto riguarda la vita ci vene dato. Chiediamo la luce, dunque, in questa domenica di Quaresima, in fondo ancora un po' e presto sarà Pasqua, sarà luce per tutti! Il cieco "vede", mentre quelli che credono di "vedere" non vedono e non capiscono nulla e restano nella menzogna. Oggi ci è stato dato un annuncio prezioso: la Parola di Dio è quella che mischiata alla tua vita, alle tue situazioni, al tuo quotidiano, al tuo affanno, alla tua sofferenza, al tuo desiderio può dare Luce. Mettiamo in discussione il nostro approccio a Dio... Lui dove lo releghiamo? E' davvero assieme a noi? Lo facciamo immischiare nei nostri fatti? Lui è padre e vuole esserlo, vuole amarci concretamente e solo leggendo la nostra vita con la lente della sua Parola possiamo vedere quante meraviglie fa in noi l' Onnipotente. La nostra vita è un Magnificat se solo riuscissimo ad uscire dalla menzogna, dalla ciecità che ci attanaglia. |