Omelia (20-04-2014)
fr. Massimo Rossi


BUONA PASQUA!
Il racconto di Giovanni ci presenta Maria Maddalena mentre si reca al sepolcro quando ancora era buio. Mi chiedo che cosa mai ci andasse a fare Maria di Magdala alla tomba del Signore: forse quello che fa il parente stretto o l'amico intimo di un defunto... una volta passato il trambusto del funerale, quando finalmente i riflettori sono spenti, e tutto è silenzio, lontano da occhi indiscreti e frasi di circostanza, possiamo finalmente vivere qualche istante in santa pace a piangere colui, colei che non è più; accanto alla tomba del defunto, ci sembra di percepire ancora la sua presenza viva, quasi che lui/lei fosse ancora qui con noi... sarebbe un grave errore scoraggiare pratiche religiose come questa! Del resto, la visita al cimitero è una tradizione antica quanto il mondo e manifesta quella sacrosanta opera di misericordia umana e cristiana nota come onorare i morti.
Se, nel caso di Maria Maddalena, aggiungiamo che questa donna nutriva per Gesù un affetto speciale - il Signore stesso lo aveva ricambiato in vita - non ci si stupisce dell'audacia di lei, nello sfidare il coprifuoco notturno e il pericolo tutt'altro che remoto di fare brutti incontri, pur di poter sostare a piangere l'amato del suo cuore, come scrive il Cantico dei Cantici.
Il Vangelo ci presenta Maria di Magdala, sorella di Marta e Lazzaro, come l'icona della vita contemplativa; sappiamo che ogni monaca contemplativa riconosce in Gesù Cristo lo sposo spirituale e nutre per lui vero e proprio affetto sponsale...
Il racconto non ci informa che, una volta visto il sepolcro aperto, la donna vi entrò; tuttavia è implicito nel fatto che raccontò agli Apostoli che il cadavere era stato trafugato.
Naturalmente ci vorrà del tempo per conquistare la fede nella risurrezione di Cristo, tanto alla Maddalena che ai due discepoli accorsi subito dopo. Non intendo dissacrare la poesia del testo che abbiamo appena ascoltato; al contrario, vorrei illuminarlo, perché questa pagina ne riveli il senso più profondo, che va ben oltre la descrizione dei fatti. Qui non si tratta solo della corsa al sepolcro di quella mattina, sebbene le cose siano realmente andate in quel modo; assai più importante per i protagonisti e soprattutto per noi, è il cammino spirituale e intellettuale che parte dall'evento storico, tangibile, della morte in croce, al fatto non più storico e non più tangibile, ancorché altrettanto reale, della risurrezione.
In altre parole, dobbiamo cercare di decifrare la filigrana di quella descrizione... nei gesti compiuti dai protagonisti è iscritta la loro fede, di più, è incarnato il travaglio della loro fede.
Proviamo dunque a esaminare quei gesti, e quelle parole.
Maria Maddalena: come già ho accennato, nel Vangelo, (Maria Maddalena) è il modello della donna innamorata, che sfida addirittura la morte, pur di rimanere fisicamente vicina all'amico e Signore: la via del sentimento la conduce ad una conoscenza di Lui molto particolare, sensitiva più che intellettuale, la conoscenza del cuore, appunto, la conoscenza dell'amore.
Giovanni apostolo: secondo la tradizione, è l'apostolo più giovane del gruppo (dei Dodici), il più vicino al Signore, come ci informa il quarto evangelista, l'apostolo che Gesù amava; sono convinto che in Giovanni, più che il forte sentimento di amicizia, poté l'intelletto. Certo, intelletto e cuore, ragione e sentimento non sono mai separabili, se non a livello puramente teorico: un sentimento autentico, un sentimento maturo è sempre vagliato e mediato dalla ragione. Ne sia prova la apparente esitazione di Giovanni al momento di entrare nel sepolcro di Gesù.
La spiegazione tradizionale, secondo cui Giovanni avrebbe lasciato a Pietro il privilegio di entrare per primo i nome del cosiddetto primato petrino non mi convince... Giovanni sa che lo slancio emotivo non è sempre la condizione migliore per affrontare la realtà; preferisce riflettere un istante, prendere fiato e attivare tutte le facoltà superiori, affinché lo spavento non paralizzi il discernimento razionale dei fatti.
Simon Pietro: lui sì, è il modello dell'uomo impulsivo, dell'uomo emotivo, capace di slanci mirabili e di altrettanto memorabili cadute: Pietro ha il coraggio di confessare che Gesù è il Cristo, il figlio del Dio vivente; ma è anche colui che giurerà per tre volte di non conoscere Gesù. Pietro si lancia dalla barca per raggiungere a nuoto la riva e prostrarsi davanti a Gesù; ma è anche colui che dubita della divinità di Lui e lo sfida a ordinargli di camminare sulle acque.
Le nostre emozioni sono proprio così, mutevoli, ambigue, contraddittorie...
Anche la mattina di Pasqua, Pietro non esita un stante, non riflette, entra di corsa nel sepolcro, e...
Non sappiamo che cosa capì di quella scena... l'evangelista non ce lo dice.
Ci dice invece che Giovanni vide e credette.
Però, comprendere, no!
Nessuno aveva ancora compreso che Gesù doveva risorgere dai morti.
L'evento della resurrezione ci dice la verità non solo sul destino di Gesù, una verità ancora implicita, per lo più, oscura, misteriosa; ma ci dice anche la verità sugli apostoli: non erano, non sono dei superuomini, non hanno dei superpoteri....
Sono persone come noi; o, se vi piace di più, noi siamo esattamente come loro.
Che fosse questa la rivelazione più preziosa per noi, credenti stanchi e indecisi, di tutto il grande mistero della Pasqua? Che noi, come gli apostoli, possiamo vedere e credere anche senza capire?
AUGURI!

L' intelletto può rivelarsi la peggiore prigione dell'uomo...
La fede spalanca le porte di tutte le prigioni!