Omelia (06-07-2014) |
don Alberto Brignoli |
Umili, fatti di terra Tra le tante mode e tendenze che oggi la società persegue ci sono quelle legate al tema della terra, inserite più in generale nei discorsi riguardanti la salvaguardia della natura e del Creato. Sono mode e tendenze per lo più sane e positive, queste, dal momento che hanno come obiettivo non quello di ostentare qualcosa, di sentirsi al passo con i tempi o di essere "chic" o "glamour" (come le mode devono giustamente fare), bensì hanno lo scopo di creare mentalità, di creare uno stile, un modo di essere e di comportarsi: e comportarsi bene e con attenzione nei confronti della natura, del Creato e della Madre Terra è non solo positivo, ma certamente doveroso. Ovviamente, quando si crea moda o costume intorno a un tema, si tende a sottolinearne gli elementi più visibili e accattivanti, magari a scapito di altri più profondi e più sensati che però non vanno dimenticati. Riguardo al tema della terra, ad esempio, ora va molto di moda tutto ciò che volge a ricuperare un rapporto del tutto naturale con la terra e con i suoi frutti: da qui, la ricerca di tutto ciò che è coltivato in modo assolutamente naturale, biologico ("bio", come viene detto in gergo familiare), senza additivi o concimi chimici, nel rispetto della rotazione delle coltivazioni, nel rispetto della stagionalità dei prodotti, nel rispetto addirittura dei parassiti naturali, eccetera. Cose assolutamente belle, affascinanti, positive in tutto fuorché (chissà come mai) nei costi dei prodotti; tuttavia, non ci devono far dimenticare il significato profondo del nostro rapporto con la terra, che per noi credenti rimanda al momento della Creazione, a quella terra dalla quale l'uomo è stato plasmato e alla quale - Dio stesso ce lo ha ricordato - dovrà ritornare. Siamo fatti di terra, perché non ci dimentichiamo mai che il nostro rapporto con la terra dev'essere un rapporto filiale: non solo perché possiamo e dobbiamo usufruire in modo naturale e biologico dei suoi frutti, ma perché al ventre della terra dal quale siamo generati, dobbiamo fare costante riferimento fino a quando torneremo a essere una sola cosa con lei, per sempre. Siamo fatti di terra, e ce lo dobbiamo ricordare non solo quando andiamo a riposare in un ameno agriturismo di campagna dove possiamo godere di cibi genuini ottimamente cucinati con ingredienti a kilometro zero, ma anche quando essere fatti di terra ci fa male o ci dà fastidio; quando, cioè, ci infanghiamo nelle pozzanghere del nostro peccato, quando cadiamo con la faccia al suolo e picchiamo il naso o sbucciamo le ginocchia contro i ruvidi e limitati orizzonti della nostra umanità, quando respiriamo polvere e smog più che ossigeno, quando la terra che calpestiamo produce più sterilità che alimenti biologici. Tutto questo è terra, ed è di questo che siamo fatti. Ma c'è un'altra caratteristica tipica della terra e di chiunque la vive, la lavora, la soffre e la ama. Quando pensiamo alla professione che una persona svolge, frequentemente le affibbiamo un epiteto che indica una specie di valutazione che di essa facciamo: un illustre avvocato, un famoso professore, un valido architetto, un abile artigiano... Riferendoci a chi vive e lavora la terra, ovvero al contadino, l'aggettivo che ci pare più scontato abbinargli è quello di "umile". Non necessariamente è usato con tono dispregiativo, ma di certo non lo si carica di elementi di alta nobiltà come per altre professioni. Eppure - ironia della sorte - chi bolla il contadino come "umile" non potrebbe fargli miglior complimento né dargli maggior onore. Perché la parola stessa deriva da ciò con cui egli ha che fare ogni giorno, ovvero l' humus nel senso etimologico del termine, la terra, la terra piena di sostanza, la terra viva, organica, capace di far fiorire e germogliare fiori, piante e frutti. L'umiltà non è una condizione di sudditanza o di debolezza di chi non è capace di farsi valere, e non è nemmeno sinonimo d'ignoranza e di miseria: è quanto di più ricco, vivace, vitale e profondo possa esserci nel cuore di una persona, al di là delle sue apparenze, dove forse a volte ci viene da confondere l'umiltà con la riluttanza. "Siate umili, come il letame dei campi", ci diceva spesso un nostro vecchio professore di filosofia, suscitando la nostra ilarità: a distanza di anni, riconosciamo senza dubbio la verità e la profondità di quelle parole. L'humus, che è insieme terra e decomposizione di altre forme di vita, ben si applica a tutte quelle persone che hanno un'influenza positiva sul mondo proprio per la loro umiltà. Molte persone che spesso la storia ha considerato veri e propri rifiuti della società, in realtà si sono trasformate in un composto che ha fatto e continua a far crescere l'umanità. Come il letame arricchisce il suolo, l'umiltà arricchisce il mondo. Qualcuno, profeticamente, cantava: "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori". E molto prima di lui, una donna, umile quanto ben sappiamo, cantava l'opera di Dio: "Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles". Gli uomini e le donne di ogni tempo ne cantano la grandezza; altri (come Francesco) la presero come sposa. Ma Dio la sceglie per sé, e per il proprio Figlio, come distintivo di regalità e divinità. Umile è il Re di Gerusalemme che - ci dice il profeta Zaccaria nella prima lettura - affronta il corteo reale all'ingresso della città cavalcando un puledro, figlio di asina. Umile di cuore e mite è il Figlio di Dio che darà carne e ossa a questa profezia. Umile, perché soggiogato al giogo dolce e al peso leggero della volontà di Dio. Umile, perché umano, fatto "di terra". Umile, perché capace di gioire per le profondità del mistero rivelate ai piccoli e nascoste ai sapienti e ai dotti. Spesso ci rimaniamo male, quando veniamo feriti nella nostra dignità, nel nostro orgoglio personale, e siamo costretti a subire umiliazioni che non meritiamo; ebbene, sono tutte lezioni a cui Dio ci chiede di assistere e delle quali ci fa dono. Non c'è per nulla bisogno di andarci a cercare ipocritamente situazioni e atteggiamenti di umiltà: ci pensa la vita, a umiliarci. Accettiamole di buon grado: è dalla terra buona, concimata, decomposta ed umile che nascono i fiori più belli. |