Omelia (20-07-2014) |
don Luciano Cantini |
Crescere insieme Un'altra parabola Contrariamente al mondo occidentale, assai più speculativo e razionale, quello orientale è fortemente figurativo e simbolico; basterebbe osservare la profondità teologica della iconografia così attenta ai particolari e alle forme o la ritualità della liturgia bizantina dove parla la forza di Dio, e la bellezza plasmata dall'uomo diventa icona del Regno. Si comprende allora come il parlare in parabole del Signore Gesù sia un modo figurato di esprimere concetti astratti, un linguaggio metaforico, una similitudine tratta dalla vita quotidiana facilmente comprensibile dai suoi ascoltatori. L'uditore è invitato a esprimere un giudizio sulla situazione del racconto e è indotto a applicare quel giudizio alla sua situazione personale. Parabola è il fatto, la situazione, in cui si nasconde, e contemporaneamente si rivela, il mistero di Dio. Un fenomeno naturale, un evento della storia, un fatto della vita, un incontro come uno scontro, ha la capacità di apparire come una parabola, un dono che ci racconta il segreto del regno di Dio. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme Molto concretamente Gesù ci racconta l'azione di un nemico, e ne rafforza l'idea nelle parole del padrone: "Un nemico ha fatto questo!". La personificazione del male sembra non fare parte del nostro modo moderno di pensare le cose, ci riteniamo persone libere e responsabili degli accadimenti; la conseguenza tragica della società odierna è la responsabilità individuale, ogni male morale è colpa di chi lo fa e come tale va giudicato e punito. Eppure c'è una schiavitù subdola, una azione negativa del nemico, un peccato originale, una prigionia o una incapacità con cui dobbiamo fare i conti; per questo il Signore ci ha invitato a pregare (Cfr. Mt 6,13). Per Gesù chi fa il male è in qualche modo un prigioniero, per questo il Signore è venuto a liberarci. Due sono le notizie strabilianti contenute nella parabola: alla richiesta dei servi di andare ad estirpare la zizzania il padrone dice di lasciar crescere insieme il seme buono con l'infestante, ma addirittura al momento opportuno saranno altri a dividere la zizzania e il grano. La semina, anche se inquinata la nemico, è opera del Padrone e appartiene al passato, la raccolta spetterà ai mietitori ed è nel futuro, il momento presente è quello della crescita, difficile e inquietante, del grano e della zizzania insieme la cui riconoscibilità è incerta fino al tempo del raccolto. Inutile è domandarci "da dove viene la zizzania", dannoso è il tentativo di separare o di estirpare, istinto naturale di ogni uomo e tentazione costante di chi vorrebbe un mondo di "puri" o di eletti. Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà (1Cor 4,5). Proprio perché i Padre ha mandato il suo Figlio a liberarci dal male c'è una responsabilità del male che l'uomo compie, ma i confini sono difficili da decifrare, per questo il giudizio è riservato solo a Dio. Di fronte alla manifestazione del male ci possiamo arrabbiare, imprecare, reagire, condannare, ma poi? A cosa sono serviti, nella storia umana, i confini, i muri, le prigioni, i ghetti, le cosiddette missioni di pace, l'inasprimento delle leggi, la pena di morte? Non siamo chiamati semplicemente a convivere, ma a crescere insieme. Non è un automatismo, ma un impegno, chiesto dall'amore come quello del Padre Celeste che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Cfr. Mt 5, 38-48). Proclamerò cose nascoste Non ci deve spaventare la piccolezza del seme di senape, neppure la tossicità del lievito; la pianta, come la massa della farina sono destinate a crescere. La piccolezza ci scandalizza, non tanto l'umiltà o la semplicità quanto la miseria, l'insignificanza, la grettezza, la chiusura, l'autoreferenzialità, l'insensibilità dell'uomo, la disonestà soprattutto di chi dovrebbe essere guida e responsabile. Dobbiamo avere fiducia che il piccolo seme inghiottito dalla terra diventerà albero grande da ospitare gli uccelli del cielo e quella piccola dose di muffa' che scompare nella farina la contaminerà tutta e sarà capace di farla fermentare. Non è detto che ciò che è reso invisibile all'occhio dell'uomo, o giudicato negativamente, come il seme nel terreno e il lievito nella farina, non agisca o non cresca. Saranno gli uccelli del cielo e la fragranza del pane che ce lo riveleranno poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. (Mt 10,26) Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. |