Commento su Mc 4, 37-40
«Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che siamo perduti?". Si destò, minacciò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?".
Mc 4, 37-40
Come vivere questa Parola?
Il Vangelo di Marco di questa domenica ci riporta il celebre episodio della ‘tempesta sedata' e ci richiama alla mente le piccole o grandi ‘tempeste' da cui è scossa spesso anche la barca della nostra vita. Anche in noi, in queste situazioni difficili, può nascere talvolta il dubbio che Gesù ci abbia dimenticato, che stia «dormendo». Allora anche la nostra fede incomincia a vacillare e sopraggiunge la paura. In questi frangenti occorre domandarci con quali occhi guardiamo agli avvenimenti dolorosi della nostra vita: con quelli della fede vera, o attraverso gli occhiali della mentalità corrente o del nostro io ripiegato su se stesso? Non sarà proprio una mancanza di fede quella che ci fa apparire tutto come una congiura ordita contro di noi, e ogni difficoltà imprevista una montagna insormontabile?
In questi casi teniamo sempre ben presente, fissa nella mente e nel cuore, l'ultima Parola di Gesù che chiude il Vangelo di Matteo, che ci assicura: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Svegliamo Gesù, che è sempre presente nella nostra barca, con la fede e il nostro affidamento totale a Lui, e la nostra barca non andrà a fondo!
"Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nella tempesta, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia. Amen (Dalla II colletta della XII domenica B).
La voce di un grande Vescovo e Dottore della Chiesa antica
"Ogni volta che Cristo nella barca della nostra vita dorme, quando il nostro pigro riposo la fa addormentare in noi, si scatena la tempesta con tutte le forze dei venti [...]. Veramente una tempesta grande, possente, ci minaccia da tutte le parti, ci assale un uragano terrificante e rovinoso... Ma poiché, come abbiamo detto, Cristo dorme nella nostra barca, rivolgiamoci a lui più con la fede che col corpo. Scuotiamolo, non con gesti di disperazione, ma con opere di misericordia. Svegliamolo, non con grida scomposte, ma con cantici spirituali, con lacrime perseveranti"
San Pietro Crisologo, Sermoni sul vangelo di Marco, 25.
Don Ferdinando Bergamelli SDB - f.bergamelli@tiscali.it