Omelia (30-07-2016) |
Movimento Apostolico - rito romano |
La sua testa venne portata su un vassoio La morte di Giovanni il Battista è il frutto della sua fortezza e fermezza nello Spirito Santo nel dire ad Erode che era un adultero. Erodìade era moglie di suo fratello. Secondo la legge del Signore a lui non era lecito tenerla. Era del fratello e al fratello avrebbe dovuto lasciarla. Mi chiedo se Lui venisse oggi con quali parole di fuoco tuonerebbe contro tutta la nostra immoralità familiare dilagante, contro il divorzio dichiarato legge, modo umano di essere, regola morale di agire, poiché dichiarato legale. Non una Erodìade chiederebbe la sua morte, ma milioni e milioni. È già sufficiente che qualcuno semplicemente si appelli ad un certo rispetto di alcune regole morali basilari e subito sulle moderne piazze dei Mass-Media si innalzano le ghigliottine della morale laica per recidere la testa. Ghigliottina modernissima, strumento che trancia ogni testa è la dichiarazione di omofobia. È sufficiente che uno annunzi un principio di moralità vera, perché subito lo si dichiari omofobo e lo si esponga al pubblico ludibrio. Oggi l'uomo non vuole più alcuna connotazione morale. Abbiamo superato ben oltre Sodoma, Gomorra, la Torre di Babele, i tempi di Noè. È stato tagliato ogni ponte con il Divino, il Soprannaturale, con un qualche Dio dal quale la vita dell'uomo viene posta in dei cardini ben definiti nei quali farla scorrere. La ricerca del sacro è molteplice e variegata, essa spesso però sfocia nella superstizione, nell'idolatria, nel sensazionalismo, in quelle pratiche esterne che non danno vera salvezza, perché non conducono l'uomo in una verità da osservare che non viene da lui, ma dal suo Creatore e Signore. Oggi Dio dell'uomo è il suo desiderio. Ma il desiderio mai potrà essere vero Dio. Esso è solo un despota, un tiranno, un crudele assassino di tutti i suoi adoratori. Il desiderio è un fiume avvelenato che uccide coloro che bevono alle sue acque. Quanti sono credenti, come Giovanni il battista devono avere la forza di gridare: "Non ti è lecito". "Non puoi". Ma prima che gridarlo agli altri, ognuno deve gridarlo a se stesso: "Non mi è lecito. Non posso". Come Giuseppe, tentato dalla moglie di Potifar, deve gridarle: "Non posso peccare contro il mio Signore". "Non posso concedermi a te". Anche Giuseppe finì in prigione. Se il discepolo di Gesù non è disposto alla prigione, o a porre la testa sotto le lame della ghigliottina, mai potrà dirsi profeta del Dio vivente. Poi di certo sarebbe un falso profeta se gridasse agli altri la verità di Cristo e la ignorasse per se stesso. Il cristiano può parlare con la parola se parla con la vita. Se non parla con la vita, la sua parola è falsa. Neanche la dirà, perché la parola è il frutto della vita di un uomo. Come l'albero produce frutti traendoli dalla sua natura, così il cristiano produce parole traendole dalla sua vita. Il buono dice parole buone. Il cattivo dice parole cattive. Chi è senza Dio dirà parole della terra, chi invece è con il Signore proferirà parole del Cielo. Erodìade trae la sua parola dall'odio dell'inferno e per questo suggerisce alla figlia di chiedere la testa di Giovanni il Battista. Ma anche Erode trae la sua parola di giuramento dal suo cuore pieno di peccato, attratto e conquistato da una donna che usava il suo corpo solo per creare nei presenti desideri di lussuria, adulterio, concubinaggio e cose del genere. Ognuno trae il male che è in loro ed è questo male la ghigliottina per Giovanni. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da ogni male. |