Omelia (06-09-2016) |
Movimento Apostolico - rito romano |
Chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici Nell'Antica Alleanza era il Signore Dio che sceglieva coloro che avrebbero dovuto portare a compimento l'opera della sua salvezza. Abramo, Mosè, Giosuè, tutti i profeti sono scelti dal Signore. Anche il primo sacerdote fu scelto dal Signore, come il primo e il secondo re. Poi sacerdozio e regalità entrarono nella legge della discendenza. Nulla è più pericoloso di questa legge. Un sacerdote inetto o un re incapace è la rovina di tutto il suo popolo. Il regno di Israele si divise per sempre a causa della stoltezza di Salomone. Divenne idolatra per l'insipienza di Geroboamo. Spesso i sacerdoti erano a servizio della corte e non più del popolo del Signore. Fu la catastrofe. Il Signore conservò il suo governo solo per mezzo dei profeti che sono tutti per chiamata diretta, senza alcuna successione o dinastia. Solo Elia chiamò al suo servizio Eliseo, ma per indicazione diretta del Signore. Ogni altro è per pura scelta divina. Con Gesù vi sono due sostanziali cambiamenti. Si sottrae il sacerdozio alla discendenza. Nessuno è sacerdote perché figlio di sacerdote. Si è sacerdoti per vocazione. La vocazione, pur essendo per mozione interiore dello Spirito, è sottoposta al discernimento e all'accoglienza di chi nella Chiesa esercita il ministero della presidenza, cioè del Vescovo. È lui che deve discernere i carismi e anche la vocazione al ministero ordinato. Certo vi sono molti pericoli, a causa dell'umanità di chi presiede, che non sempre si lascia governare dallo Spirito del Signore. È anche verità che sempre vigila perché alcune condizioni vengano osservate. È anche verità che essa può anche rimuovere dal ministero se la persona si rende indegna del suo esercizio. Anche nel sacerdozio la Chiesa ha l'obbligo di generarsi. Come Gesù ha chiamato i dodici, anch'essa deve chiamare alcuni dei suoi figli, mossa dallo Spirito Santo e in perenne preghiera perché da Lui riceva ogni luce, perché diventino amministratori dei divini misteri nel sacerdozio ordinato. Se la Chiesa viene meno in questo suo obbligo, essa stessa muore, perché la Chiesa vive di sacerdozio. Il sacerdote è il "generatore" della sua vita. Senza il sacerdote, la sua vita non si rigenera ed essa muore. Infatti dove non vi sono amministratori dei divini misteri, non vi è neanche il popolo di Dio. Manca colui che dona unità alla moltitudine dei credenti. Come il prete fa la Chiesa, così fa anche il popolo di Dio. Il prete fa anche l'Eucaristia perché il popolo si nutra del suo Dio e diventi forte per compiere ogni obbedienza alla Legge del suo Signore. Poiché l'amministratore dei divini misteri è Cristo che deve amministrare, Lui donare, Lui far conoscere, Lui insegnare, Lui predicare, ma non per conoscenza appresa su qualche libro, scritta da altri. Questa conoscenza è sterile, inutile, spesso anche artefatta, inventata. La sua conoscenza di Cristo deve essere per assimilazione, per conformazione a Lui, divenendo con Lui una cosa sola, allo stesso modo che Cristo e il Padre sono una cosa sola. Nel presbitero deve vivere Cristo. Cristo operare. Cristo agire. Cristo insegnare e ammaestrare. È come se il presbitero fosse Cristo che parla di Cristo, Cristo che vive da Cristo, Cristo che si fa eucaristia vivente per tutto il gregge del Signore. Ma deve essere anche Cristo che chiama ogni giorno alla sequela nel ministero sacerdotale, perché la ricchezza, la verità, la santità della sua missione di salvezza e redenzione mai venga meno. Sarebbe più che l?oscuramento del sole. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci amministratori di Cristo. |