Omelia (24-08-2018)
Movimento Apostolico - rito romano
Filippo gli rispose: "Vieni e Vedi"

Ogni uomo è persona unica dinanzi al Signore e Lui sa come manifestare ad ognuno la sua vocazione, servendosi anche di vie uniche, irripetibili. Se nella Scrittura leggiamo tutte le vocazioni, noteremo che ogni uomo, ogni donna sono stati chiamati secondo modalità sempre inimmaginabili e impensabili. Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Giosuè, Aronne, Maria - solo per fermarci alle prime vocazioni - ognuno è stato chiamato in modo differente, diverso dagli altri. Se ci fermiamo al Primo Capitolo del Quarto Vangelo anche qui si potrà osservare come Andrea, Giovanni, Pietro, Filippo vivono in modo personalissimo il loro incontro con Gesù Signore. Questa verità deve suggerirci che anche la nostra vocazione è unica e irripetibile. Ma anche che la nostra vocazione potrà essere strumento perché il Signore chiami altre persone al suo servizio. Questa nostra strumentalità deve essere in noi fede purissima. Dio chiama attraverso di noi. La vocazione alla fede nel Vangelo e alla sequela di Gesù non è stata tutta consegnata nella mani degli Apostoli? Il cristiano non è stato costituito da Gesù Signore suo strumento per la conversione di molti cuori? Questo però non esclude che Gesù possa lui direttamente chiamare qualcuno alla sua sequela. Come Filippo è stato chiamato direttamente da Gesù, anche Paolo è stato chiamato direttamente da Gesù, manifestandosi a Lui in una luce che lo ha reso cieco.
Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda (At 9,1-9).
Filippo, chiamato direttamente da Gesù, chiama Natanaele e lo invita ad incontrarsi con Gesù. Filippo, figura della Chiesa, porta il chiamato alla sorgente della grazia e della verità che è Cristo Gesù. Cristo Gesù, sorgente della luce, porta Paolo alla Chiesa, perché è la Chiesa il luogo dove si vive di luce in luce, attingendo luce da luce. È questo oggi il vero dramma che si sta vivendo nella religione di Cristo Gesù. Si vuole un Cristo senza la Chiesa. Si vuole una Chiesa senza Cristo. Il cristiano aggrega a sé, ma non a Cristo e non alla Chiesa. Oggi è questa la pastorale che si ama: un incontro tra uomo e uomo, senza incontrare Cristo e fuori della struttura della luce e della grazia della Chiesa. È evidente che si lavora per la vanità, per il nulla, per il vuoto spirituale.
Se Gesù dona prima il tocco della grazia, è necessario che tutto sia completato dalla Chiesa. Se la Chiesa dona essa il tocco della grazia, è urgente che tutto venga portato a perfezione da Cristo Gesù. Cristo e la Chiesa insieme, in unità, come solo corpo.
Madre sempre Vergine, Angeli, Santi, fate che il cristiano viva come corpo di Cristo.