Omelia (05-04-2020)
don Luca Garbinetto
L'intimit? della Passione

"Far? la Pasqua da te, con i miei discepoli" (26,18). Inizia una Settimana Santa speciale. Siamo tutti reclusi in casa, raccolti in famiglia. Sembra proprio che quest'anno Ges? voglia venire a fare Pasqua con i suoi discepoli dentro casa nostra! ? un'occasione davvero unica, che ci riporta alle origini di questa festa, sorta nella dura notte della fuga dall'Egitto, quando il popolo celebra la liberazione consumando un agnello nel circolo ristretto della famiglia. Cos? ? stato per la Chiesa dei primi secoli: il gusto di una celebrazione domestica, che richiamava proprio la notte del dolore e la luce sfolgorante della risurrezione, che Ges? anticipa nella sera dell'ultima cena.
"Far? la Pasqua da te", nell'intimit? della tua casa. Siamo noi quel "tale" interpellato dai discepoli, affinch? mettesse a disposizione la sua sala perch? Ges? "possa mangiare la Pasqua" (26,17). E di segni di intimit? ? intessuto il racconto di Matteo, che narra le drammatiche vicende delle ultime ore del Maestro fra noi.
Vi ? l'intimit? di una tavola imbandita, di un banchetto che fa memoria dei legami d'affetto di un popolo e di una famiglia, legami nei quali si realizza ogni giorno la presenza del Dio che salva. Mangiare assieme significa condividere la vita, farsi carico del vissuto dell'altro, partecipare dei suoi progetti e aprirsi a consegnare i propri. La tavola preparata e il cibo semplice, ma che nutre, ? il luogo della cura e dell'amore che genera speranza: pensiamo alle nostra mamme e nonne, che con tanta premura inventano ricette nuove per rendere pi? fraterna la vita in casa e addolcire i rapporti tra vicini. A tavola Ges? si consegna ai suoi, nel pane spezzato e nel vino versato: desideriamo gustare questo sapore di intimit? quando accediamo alla celebrazione eucaristica. Chiss? che questo tempo di digiuno dal Corpo e Sangue di Cristo non ci restituisca la consapevolezza di un dono per nulla scontato!
Vi ? poi l'intimit? del Getsemani, dell'agonia e dell'angoscia. L? dove Ges? affronta la decisione ultima di andare fino in fondo nel dono di s?, quando la tristezza scende nel suo cuore e irrigidisce le membra, accanto a lui ci sono i tre discepoli pi? intimi. La sofferenza necessita di sostegno e consolazione da parte di amici e confidenti. Portare il peso l'uno dell'altro ? gesto di grande intimit?, e anche Ges? ne ha bisogno. Egli lo ha fatto per tutti, e si prepara a farlo fino in fondo, portando la croce sul Calvario per espiare il peccato e il dolore del mondo. I suoi amici, per?, non sanno fare altrettanto, si addormentano, lo rinnegano: l'intimit? a volte ? dura, troppo dura, e potremmo desiderare di evaderla, di sfuggirla. A volte ? la storia che ne traccia i confini: tante vittime di questi giorni di prova muoiono senza la consolazione dei loro cari; ma ? anche vero che tanti innocenti dell'umanit?, da sempre, lasciano questa vita senza il rispetto e la cura che merita ogni figlio di Dio. Ges? ci invita a condividere la sua intimit? dolorosa perch? non dimentichiamo mai i suoi fratelli e amici - i poveri - che non hanno accanto nessuno a consolarli.
Vi ? anche l'intimit? coniugale che si affaccia nella vicenda del processo di Ges?. Matteo racconta della moglie di Pilato, che mette in guardia il marito perch? "quel giusto" (27,19) l'ha molto turbata in sogno, nell'intimit? del sonno. Una donna intuisce e suggerisce uno sguardo pi? profondo, la necessit? di un altro registro per guardare al mistero. Come ci sentiamo toccare da questo spiraglio di dolcezza e premura femminile, da questo dialogo di sposi nel quale la forza dell'amore tenta di scardinare le vili consuetudini della violenza! ? un appello a ritrovare il senso della nostra convivenza familiare, nel reciproco ascolto, nell'attenzione agli altri, nella custodia dei valori pi? autentici che spesso riaffiorano quando nel talamo nuziale ci si spoglia delle proprie maschere. Ges? chiede permesso di essere Signore anche della nostra relazione pi? intima, quella sponsale.
E in tanta vigorosa intimit?, ci sentiamo attratti ma anche chiamati a una irrinunciabile responsabilit?. Poich? la confidenza dei rapporti familiari e amicali ? un appello a farsi carico dell'altro, senza scampo. Forse per questo ci fa meno paura una esistenza frenetica e un tempo oberato di corse e di impegni, che rimpiangiamo mentre poi, nel viverlo, lo rifiutiamo e ci lamentiamo. Il tempo rallentato dell'intimit? ci disarma, ci svela l'uno all'altro, ci smonta ogni scusa: non possiamo evadere alla verit? di noi stessi. E cos? dobbiamo scegliere.
Forse quel "tale", come pure il Cireneo (27,32), non ebbero molte opportunit? di scelta: si trovarono dentro la vicenda di Ges? quasi per caso. Ma Pietro, Giacomo e Giovanni, Giuda e gli altri discepoli, Pilato...: loro no, loro furono posti davanti a una scelta responsabile: ?voglio davvero stare con Ges??'. Pi? cresce l'intimit? con lui e si affaccia a noi l'esperienza del suo amore, pi? siamo chiamati a una risposta. E questa risposta, purtroppo, pu? essere di fuga, di rifiuto, addirittura di aggressione e di rabbia. Ges? lo sa bene, perch? conosce il cuore dell'uomo. Eppure corre il rischio, desideroso com'? di scendere fin nel pi? intimo di ciascuno di noi. L? dove abitano le nostre paure e siamo pi? vulnerabili, si affaccia il volto del Signore, che sar? sfigurato anche dal nostro orgoglio e dalle nostre codardie. Eppure, non ci lascer? soli.
Perch? l'intimit? che in Ges? si rivela e che trasfigura ogni altra esperienza di confidenza ? quella con il Padre. ? il rapporto con Lui che non si affievolisce, che rende lo spazio del dolore un assoluto dono di amore. Nell'angoscia dell'Orto come dentro il grido della croce, in Ges? mai scompare la relazione vitale con Colui che lo ha mandato. L'intimit? salvifica del Figlio con il Padre, per fare solo la Sua volont?, svela il cuore del mistero e ci spinge a scegliere, con fiduciosa responsabilit?, di diventare anche noi intimi a Lui. Anche in famiglia pu? accadere la Pasqua, nella misura in cui tutti assieme ci riscopriamo figli amati al cospetto del Padre, che facendosi prossimo al Figlio Ges? anche nell'ora estrema della morte, trasforma in vita grazie all'amore ci? che ai nostri occhi pu? sembrare solo disperazione.
Ges?, in questa passione, quest'anno pi? che mai, sceglie di venire a casa nostra per stare nella nostra intimit?. Desideroso di trasfigurare le nostre relazioni, soprattutto quelle pi? quotidiane, nelle gioie e nelle fatiche. Desideroso anche, proprio attraverso di esse, di scavare la profondit? del nostro cuore, per far fiorire vita dalle spine.