Omelia (15-04-2007) |
mons. Antonio Riboldi |
Abbiamo visto il Signore Quello che colpisce tutti, credo, è il pessimismo dilagante, che si nota nelle parole e sul volto di troppi, anche tra noi cristiani, come se Cristo, nostra Gioia e Speranza, non fosse mai risorto, ma fosse rimasto sempre là, immobile e senza vita, nel sepolcro. E vicino al pessimismo si respira tanta paura, di cui non si sa nemmeno spiegare le ragioni. Una paura che mette addosso tanta, ma tanta, insicurezza in quanto facciamo e viviamo. Pare che tutte le speranze che, nel tempo, ci eravamo costruite, lentamente si sciolgano come neve al sole. Ed abbiamo ragione, perché di nulla possiamo essere certi qui sulla terra. Successe lo stesso agli apostoli, dopo la crocifissione del Maestro, che era la sola loro speranza. Scelti, lo avevano seguito senza opporre resistenza e senza neppure sapere, all'inizio, a cosa erano destinati: essere apostoli, ossia quelli che dopo la Pasqua, avrebbero avuto il meraviglioso ed impegnativo compito di dare al mondo la vera speranza, che è Cristo Risorto, vera Luce del mondo. E la daranno, con la passione che sa infondere lo Spirito Santo a quelli che Lo accolgono e Lo seguono. Ma, subito dopo la crocifissione, gli apostoli, ancora 'poveri uomini', anche se fedeli al Maestro, erano stati presi dalla paura e si erano nascosti, delusi, anche se, forse, con nel cuore un'ansia, 'un sentire che non poteva finire tutto così'. Gesù non era e non è uno che ti lascia per strada, abbandonandoti al tuo destino. Se ti chiama e tu lo segui, Lui non ti lascia mai. In chi davvero Lo segue, a volte pare che scompaia, dandoti l'impressione di avere riposto il tuo amore nel 'nulla'. Ma se c'è una meraviglia, che è dono di Dio stesso ed è la sua stessa natura, è proprio l'amore. E l'amore negli apostoli era davvero grande. Gesù lo aveva coltivato per tre anni, sapendo di deporlo in cuori generosi. Come capita a tutti quelli, come noi, che seguono Gesù: a volte rimaniamo come sorpresi dalla Sua apparente assenza nelle nostre difficoltà, che sono il buio della vita. Ed è tanto, oggi, il 'buio', ma, diceva il Santo Padre, tempo fa: "E' più utile in questi casi, accendere un cerino, che maledire il buio". A farci entrare nel mondo della speranza, che sa superare i momenti di buio, ci viene incontro il Vangelo di oggi: "La sera dello stesso giorno - racconta l'evangelista Giovanni - il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Detto questo mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono nel vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri apostoli: Abbiamo visto il Signore! Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò. Otto giorni dopo (come oggi), i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: Pace a voi! Poi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani: stendi la tua mano e mettila nel mio costato, e non essere più incredulo, ma credente! Rispose Tommaso: Mio Signore e mio Dio! Gesù rispose: Perché mi hai visto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto, crederanno" (Gv 20, 19-31). Possiamo facilmente immaginare lo stupore di vedersi di fronte Colui che amavano tanto e di cui avevano accolto l'invito a seguirLo, quando erano stati scelti e chiamati...senza nemmeno sapere ancora Chi fosse veramente e, soprattutto, 'dove' li avrebbe portati, cosa avrebbe riservato per loro e a che cosa li avrebbe destinati! VederseLo lì davanti, Glorioso, Lui, che credevano sepolto per sempre, come tocca a noi uomini, certamente deve averli sconvolti: "Pace a voi!" Quell'irrompere improvvisamente nella loro vita, Risorto, ha 'cambiato' la loro esistenza! Niente era più come prima! Gesù li portava in 'un altro mondo', dove la morte non ha più posto: c'è posto solo per la Gioia, la Vita. Viene da chiederci se anche per noi la Pasqua, cioè l'inaspettato e atteso Dio che riappare nella nostra vita per dirci: "Pace a voi!", è sorpresa e gioia. "Non pochi cristiani - affermava Paolo VI - hanno della religione concetti imprecisi: forse pensano della fede ciò che decisamente non è, ossia offesa al pensiero, catena al progresso, umiliazione dell'uomo, tristezza della vita. Della luce pasquale noi vogliamo cogliere un raggio per tutti (come fu per gli Apostoli): per tutti quelli che lo vogliono ricevere, come dono, come segno almeno della nostra dilezione. Cristo risorto è il raggio primo della Pasqua, cioè della vita risorta in Cristo e in noi che vogliano essere cristiani. Ed è la Gioia. Il cristianesimo è gioia. La fede è gioia. La Grazia è gioia. Ricordate questo, o uomini, o amici, Cristo è la vera Gioia del mondo. La vita cristiana, sì, è austera, conosce la rinuncia e il dolore, fa proprio il sacrificio, accetta la croce, e quando occorre affronta la sofferenza. Ma nella sua espressione è sempre 'beatitudine': Gioia" (28 marzo 1964). Ma... c'è sempre un 'ma', che oscura la nostra fede che cerca, quando le cerca, certezze che non appartengono a Dio, ma al nostro modo di cercare qui. Occorre cercare secondo lo stile di Dio che si presenta, attraversando le 'pareti' della nostra debolezza, e si manifesta dicendoci: 'Pace a voi!'. È quella esperienza di fede che accompagna la vita dei santi, di coloro che davvero 'sono' cristiani, più che 'dirsi' cristiani. Dio conosce la nostra innata debolezza a riconoscerLo... come fu per Tommaso, che voleva 'segni chiari': "Se non metto il dito nelle sue mani, la mano nel suo costato, non credo!". Appartiene proprio alla nostra natura umana questa debolezza e Dio la conosce bene. E allora Lui fa il primo passo verso di noi. Sempre che in noi, come negli Apostoli, ci sia almeno una ricerca, una voglia di seguirLo, un vago desiderio di vederLo e quindi di stare con Lui. Viviamo un tempo di tale consumismo, che lascia poco posto al desiderio del divino... come se fossimo ben 'sepolti' alla gioia, preferendo il buio delle creature senza vita, quando non sono il veleno della vita e della gioia! Una mamma mi confidava, un giorno, il suo immenso dolore: "Ho due figli che ho cresciuto nella fede, quella vera. Sembrava che avessero trovato la vera via della vita in Cristo, nella Chiesa. Eravamo felici, come 'pasque'. Poi il mondo li ha come inghiottiti e sembra dia fastidio anche solo essere cristiani. Come se tra loro e Dio fosse sceso un muro insuperabile. Non interessa più la gioia del Risorto: cercano disperatamente la gioia in altro, che nulla ha di Dio. A volte, a sera, nei momenti di silenzio, senza che loro si accorgano, guardando i loro occhi, vedo come una tristezza da 'sepolti alla gioia'. Come vorrei che quella pietra, che li tiene sepolti, fosse rimossa e così tornassero a godere della vera gioia che è Cristo!". Certamente non è cosa da poco saper accogliere Cristo, che cerca in tutti i modi di 'apparire a noi'. A volte, Lo fa', straordinariamente, con coloro, tanti, che, come Tommaso, sono convinti di non riuscire a ritrovare la Sua strada: Lo credono 'sepolto'! Ma Lui li sorprende...viene, toglie la pericolosa 'nube' che lo nascondeva, come non ci fosse, Lo 'vedono'... Lui c'è! Ne conosco tanti. Ma è altrettanto miracoloso e vero quello che Gesù afferma, contraddicendo la posizione di Tommaso: 'Se non vedo, non credo!'. "Tommaso tu hai creduto perché hai visto: beati quelli che pur non avendo visto, crederanno!". E tutti questi 'beati' sanno molto bene che nella Resurrezione di Gesù, non c'è solo una conferma della loro fede, ma vi è qualcosa di infinitamente più grande: l'aver ritrovato 'la vera Via, Verità e Vita'. Quella Via che non porta ad una negazione del domani, che è la nostra resurrezione con Cristo, ma dà senso di futuro anche al presente! Vivere è così avere un piede su questa esperienza terrena ed un piede nell'eternità. E vivere con gli occhi fissi al Paradiso, credetemi, è il motivo della Gioia che è in tanti, che sono con noi e tra di noi. È quello che prego per tutti voi, miei amici, sempre. |