(Testo CEI2008) 10
Dio abbatte l'arroganza dell'empio
Perché, Signore, ti tieni lontano, nei momenti di pericolo ti nascondi?
Con arroganza il malvagio perseguita il povero: cadano nelle insidie che hanno tramato!
Il malvagio si vanta dei suoi desideri, l'avido benedice se stesso.
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore: »Dio non ne chiede conto, non esiste!»; questo è tutto il suo pensiero.
Le sue vie vanno sempre a buon fine, troppo in alto per lui sono i tuoi giudizi: con un soffio spazza via i suoi avversari.
Egli pensa: «Non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure».
Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca, sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.
Sta in agguato dietro le siepi, dai nascondigli uccide l'innocente. I suoi occhi spiano il misero,
sta in agguato di nascosto come un leone nel covo. Sta in agguato per ghermire il povero, ghermisce il povero attirandolo nella rete.
Si piega e si acquatta, cadono i miseri sotto i suoi artigli.
Egli pensa: «Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla».
Sorgi, Signore Dio, alza la tua mano, non dimenticare i poveri.
Perché il malvagio disprezza Dio e pensa: «Non ne chiederai conto»?
Eppure tu vedi l'affanno e il dolore, li guardi e li prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell'orfano tu sei l'aiuto.
Spezza il braccio del malvagio e dell'empio, cercherai il suo peccato e più non lo troverai.
Il Signore è re in eterno, per sempre: dalla sua terra sono scomparse le genti.
Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri, rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio,
perché sia fatta giustizia all'orfano e all'oppresso, e non continui più a spargere terrore l'uomo fatto di terra.
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