(Testo CEI2008) 49 La ricchezza non preserva dalla morte
Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.
Ascoltate questo, popoli tutti, porgete l'orecchio, voi tutti abitanti del mondo,
voi, gente del popolo e nobili, ricchi e poveri insieme.
La mia bocca dice cose sapienti, il mio cuore medita con discernimento.
Porgerò l'orecchio a un proverbio, esporrò sulla cetra il mio enigma.
Perché dovrò temere nei giorni del male, quando mi circonda la malizia di quelli che mi fanno inciampare?
Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza.
Certo, l'uomo non può riscattare se stesso né pagare a Dio il proprio prezzo.
Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita: non sarà mai sufficiente
per vivere senza fine e non vedere la fossa.
Vedrai infatti morire i sapienti; periranno insieme lo stolto e l'insensato e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
Il sepolcro sarà loro eterna dimora, loro tenda di generazione in generazione: eppure a terre hanno dato il proprio nome.
Ma nella prosperità l'uomo non dura: è simile alle bestie che muoiono.
Questa è la via di chi confida in se stesso, la fine di chi si compiace dei propri discorsi.
Come pecore sono destinati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà di loro ogni traccia, gli inferi saranno la loro dimora.
Certo, Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dalla mano degli inferi.
Non temere se un uomo arricchisce, se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore, infatti, con sé non porta nulla né scende con lui la sua gloria.
Anche se da vivo benediceva se stesso: »Si congratuleranno, perché ti è andata bene»,
andrà con la generazione dei suoi padri, che non vedranno mai più la luce.
Nella prosperità l'uomo non comprende, è simile alle bestie che muoiono.
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