(Testo CEI2008) 69 Invocazione di aiuto
Al maestro del coro. Su «I gigli». Di Davide.
Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola.
Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge.
Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio.
Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione. Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, i miei nemici bugiardi: quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo?
Dio, tu conosci la mia stoltezza e i miei errori non ti sono nascosti.
Chi spera in te, per colpa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti; per causa mia non si vergogni chi ti cerca, Dio d'Israele.
Per te io sopporto l'insulto e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.
Piangevo su di me nel digiuno, ma sono stato insultato.
Ho indossato come vestito un sacco e sono diventato per loro oggetto di scherno.
Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi deridevano.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza.
Liberami dal fango, perché io non affondi, che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde.
Non mi travolga la corrente, l'abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza.
Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell'angoscia: presto, rispondimi!
Avvicìnati a me, riscattami, liberami a causa dei miei nemici.
Tu sai quanto sono stato insultato: quanto disonore, quanta vergogna! Sono tutti davanti a te i miei avversari.
L'insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno. Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
La loro tavola sia per loro una trappola, un'insidia i loro banchetti.
Si offuschino i loro occhi e più non vedano: sfibra i loro fianchi per sempre.
Riversa su di loro il tuo sdegno, li raggiunga la tua ira ardente.
Il loro accampamento sia desolato, senza abitanti la loro tenda;
perché inseguono colui che hai percosso, aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
Aggiungi per loro colpa su colpa e non possano appellarsi alla tua giustizia.
Dal libro dei viventi siano cancellati e non siano iscritti tra i giusti.
Io sono povero e sofferente: la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto, lo magnificherò con un ringraziamento,
che per il Signore è meglio di un toro, di un torello con corna e zoccoli.
Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brulica in essi.
Perché Dio salverà Sion, ricostruirà le città di Giuda: vi abiteranno e ne riavranno il possesso.
La stirpe dei suoi servi ne sarà erede e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
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