Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: Bianco BP100 ;
Scheda Agiografica: SANTISSIMA TRINITA' (ANNO B)
La liturgia si apre con una prima lettura che esplora il mistero dell’elezione di Israele, esperienza di chi si scopre cercato e liberato dal Signore, per un rapporto del tutto particolare. Esso interessa le storie di ognuno/a e quella del popolo stesso, chiamato a essere tenace testimone dell’unicità del Dio che salva: Egli è «lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro». Per questo la chiamata all’osservanza della Torah – «le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do» – non è giogo oneroso, ma possibilità di vita buona, «perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te».
Davvero «beato il popolo scelto dal Signore», come risponde l’assemblea alla proclamazione del Salmo 32: abitare in tale spazio significa sperimentare un’alleanza donata da chi «parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto»; significa sapere che il Creatore stesso veglia «su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame». Nuova, eppure al contempo analoga, l’esperienza di cui Paolo scrive ai Romani invitandoli a vivere la loro esistenza come esperienza dello Spirito ricevuto per mezzo di Cristo. In Lui, infatti, anche noi siamo eletti, anche noi siamo innestati nell’alleanza, per vivere come chiamati dal Signore. Così anche noi, fatti eredi nel Figlio, viviamo dello Spirito «per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”»; non più come stranieri o ospiti, ma come figli chiamati all’intimità di «concittadini dei santi e familiari di Dio» (Efesini 2,19).
Quella della Trinità non è, dunque, una dottrina distante e difficile da comprendere, ma la confessione di un Dio che ci si fa vicino in forme diverse: lo sperimentiamo come fonte di vita (di ogni vita, del creato stesso), come presenza salvifica che nella storia si dona come Verbo, come realtà che abita il nostro cuore, lo rinnova, in esso vive e grida. Un Dio unico che chiama ogni uomo e ogni donna ad abitare la realtà di una comunione trinitaria, che è salvifica e vivificante, carica di potenza trasformatrice.
Non stupisce che il riferimento alla Trinità stia al cuore dell’esperienza battesimale: il Vangelo sottolinea come Gesù stesso invii gli apostoli a «tutti i popoli», perché in ogni luogo accolgano altri nella comunità, «battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». È in tale ambito che essa trova il suo contesto primario, al cuore di un vissuto liturgico che si prolunga nella stessa Eucaristia, sempre aperta da tale riferimento. L’assemblea radunata in comunione per la celebrazione sa così di essere ogni giorno ospitata in una comunione più ampia: essa ha le dimensioni della terra tutta, ma si radica soprattutto nella profondità del mistero del Dio Trino. Il versetto al Vangelo ne sottolinea tutta la densità, carica di un futuro in cui Egli giunge, come presenza ogni giorno nuova: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, a Dio, che è, che era e che viene».