Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco S0126 ;
Scheda Agiografica: Santi Timoteo e Tito
La messe è abbondante e dunque occorre abbondanza di operai. Lo sa bene san Paolo, e oggi festeggiamo due suoi collaboratori: Timoteo e Tito.
Timoteo, di padre pagano e di madre ebreo-cristiana, Eunice, fu discepolo e collaboratore di san Paolo e da lui preposto alla comunità ecclesiale di Efeso.
Tito, anch’egli compagno di san Paolo nell’attività missionaria, fu posto alla guida della Chiesa di Creta.
I due discepoli sono destinatari di tre lettere «pastorali» dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa.
Il Vangelo diversifica le missioni dei Dodici (9,1-6) e dei settantadue, quasi a indicare questo principio moltiplicatore della evangelizzazione aperto al mondo intero secondo l’attività apostolica paolina: «Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Questa diffusione del regno di Dio è facilitata dalla collaborazione al piano divino mediante la preghiera di tutti. Sì, perché la testimonianza dei discepoli non è facile e non tutti coloro che gli evangelizzatori incontrano sono «figli della pace».
Non è raro poi che il missionario si “raffreddi”, per questo Paolo ricorda a Timoteo di ravvivare il dono di Dio ricevuto tramite l’imposizione delle sue mani. A Tito, lasciato a Creta perché “metta ordine” come buon supervisore, Paolo augura «grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore».
La Chiesa deve infatti ricordare sempre di essere il popolo di Dio, il corpo di Cristo, e i suoi pastori non devono cercare altrove il sostegno. Per questo ai settantadue Gesù dice: «Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada». Se al pastore manca infatti il totale abbandono in Dio, rischia di trasformarsi in mercenario; altro che “servo inutile” secondo Gesù!