Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde DO034 ;
San Marco ci invita ad accogliere il mistero di Gesù, espresso nella parabola del seme che porta frutto. E un mistero che non deve rimanere nascosto, ma essere manifestato. La prima lettura ci fa intravedere come questo mistero ha trasformato la situazione dell'uomo. È il brano che nella lettera agli Ebrei viene subito dopo la grande esposizione del mistero di Cristo, il sacrificio che ha ottenuto la salvezza del mondo, sacrificio gradito a Dio e che ha fatto di Cristo il nostro capo.
In una lunga frase solenne l'autore esprime la sua meraviglia per la trasformazione che esso ha operato. Implicitamente egli paragona la situazione attuale a quella dell'Antico Testamento, quando i rapporti con Dio erano soggetti a limitazioni, a intralci di ogni specie. U popolo non aveva il diritto di entrare nel santuario: era la speciale prerogativa del Sommo Sacerdote e soltanto una volta all'anno. Il popolo non aveva strade per arrivare a Dio e in verità non aveva neppure sacerdoti perfetti, perché anche i Sommi Sacerdoti erano peccatori che avevano bisogno di offrire per se stessi il sacrificio di espiazione, un'espiazione che d'altronde era inefficace e non li rendeva degni di avvicinarsi a Dio.
Noi invece dice l'autore della lettera abbiamo piena libertà di entrare nel santuario "per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne". Attraverso l'umanità di Cristo noi possiamo veramente giungere a Dio, e nel cammino verso Dio abbiamo una guida, "un sacerdote grande sopra la casa di Dio".
Questo testo si addice in modo meraviglioso all'Eucaristia. Noi siamo il popolo che desidera penetrare nel santuario, e per penetrarvi dobbiamo camminare per mezzo del sangue di Cristo, attraverso il velo, in questa via nuova e vivente che egli stesso ha inaugurato. E non possiamo avanzare se non con lui. Per lui, con lui, in lui noi camminiamo verso Dio, e possiamo farlo in piena fiducia, perché Cristo è gradito a Dio.
Le disposizioni che dobbiamo avere per camminare verso Dio come figli che liberamente si avvicinano al Padre sono dice l'autore la fede, la speranza, la carità. "Accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede", una fede totale che ci ottiene il perdono di tutti i peccati nel Battesimo: "il cuore purificato da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura" è un'allusione al Battesimo. Per mezzo della fede, cioè dell'adesione a Cristo che si è offerto in sacrificio, siamo purificati da ogni colpa e diventiamo degni di avvicinarci a Dio. Ma nello stesso tempo abbiamo in noi la speranza, dono teologale: "Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso": sappiamo che la strada, che già ora ci guida a Dio nel sacramento, ci porterà definitivamente a lui al di là della morte. E questa strada infine, non la percorriamo da soli, ma insieme. Dopo la fede, la speranza, ecco la carità a definire la nostra situazione. Dobbiamo essere insieme per celebrare l'Eucaristia: "Non disertiamo le nostre riunioni, ma invece esortiamoci a vicenda, tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina".
Questa è la nostra bellissima condizione attuale, per la quale dobbiamo sempre ringraziare il Signore.
Nello scrivere questo passo l'autore si è ispirato a un testo di Ezechiele, dove Dio faceva tutte queste promesse: "Vi purificherò con acqua pura, metterò il mio Spirito dentro di voi, vi radunerò da tutti i luoghi dove siete stati dispersi". Dio ha mantenuto le sue promesse: ci ha lavati nel Battesimo, ci ha dato il suo Spirito, ci raduna continuamente. E tutto questo lo viviamo nella Messa e dobbiamo viverlo sempre, perché la Messa è il momento in cui ciò che noi siamo si manifesta ed è rafforzato dalla grazia di Cristo.