Omelia (29-06-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
Gesù ha parlato sul monte, davanti a una grande folla. E' stato un discorso lungo, iniziato capovolgendo regole e consuetudini. Ha chiamato beati i poveri, gli afflitti, i miti e quelli che hanno fame e sete di giustizia. Ora scende dalla montagna e continua a guardare con commozione e simpatia la gente che gli si stringe attorno come alla ricerca di un pastore. Ecco venire un lebbroso che gli si inginocchia davanti. E' un incontro imprevisto, di quelli per cui spesso proviamo fastidio perché disturba i nostri piani. Gesù ci insegna a essere compagni di strada di tutti, a non guardare con diffidenza nessuno dei tanti compagni di viaggio che si avvicinano a noi anche non invitati (pensiamo a tanti stranieri!) Quel lebbroso è un uomo disprezzato che nessuno ha potuto (o voluto) aiutare. Costui prega, confessando la sua lebbra ma, assieme, anche la sua fede: "Signore, se vuoi tu puoi sanarmi". Gesù, che più tardi dirà: "Bussate e vi sarà aperto", subito apre la porta della sua misericordia, tocca con la mano il lebbroso e gli parla. E la lebbra scompare. Gesù non ha timore di fermarsi di fronte a quel malato. Se ne prende cura, lo tocca e gli dice parole di affetto. Così lo guarisce. Gesù mostra ai discepoli di ogni tempo come stare accanto a chi ha bisogno. E afferma chiaramente qual è la volontà di Dio: "Lo voglio, sii guarito". Questa dev'essere anche la volontà dei discepoli e di ogni comunità cristiana. |