Omelia (10-06-2007) |
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L'offerta di Cristo e l'impegno degli uomini Prima Lettura: Gen 14, 18-20 La liturgia di questa solennità si apre con un celebre racconto della Genesi, il cap. 14, una scena concepita indipendentemente dal racconto. In essa si può tranquillamente riconoscere un linguaggio e contesto cultuale, proprio del culto sedentario. Infatti, Melchisedek, sacerdote del Dio Altissimo, offre pane e vino ad Abramo che torna dalla sua spedizione. Il cibo e la bevanda garantiscono sicurezza e sopravvivenza all'uomo Abramo e alle sue truppe affaticate e sfinite dall'attività militare contro i quattro re. Inoltre, il pane ed il vino offerto dal Sacerdote sono anche il segno della benedizione divina... elargita da Dio sugli uomini. La benedizione ( = dotare di forza) scende da Dio, come favore divino accordato all'uomo e sale a Dio come rendimento di grazie per tutti i benefici ricevuti. Tuttavia, questo testo ha avuto una lettura Cristologia e successivamente eucaristica. Il cap. 7 dell'omelia agli ebrei, comunemente chiamata "lettera agli Ebrei", diventa il miglior commento al nostro brano. Viene evidenziata la qualità migliore del sacerdozio di Gesù Cristo rispetto a quello antico. L'autore del discorso parenetico sottolinea come questa superiorità risulta anche dal fatto che esso non è temporaneo come quello ebraico (vv15-19), che è basato su un giuramento (vv. 20-22), che non è trasmissibile e quindi è perennemente efficace (vv. 23-25). Nel sacerdozio/Sacrificio di Gesù Cristo troviamo quel ristoro perenne, quella "forza" necessaria, quella verità fondamentale che ci fa gustare appieno la dolcezza della benedizione di Dio... che è sempre attento alle necessità dell'uomo. Seconda lettura: 1Cor 11,23-26 Il testi ci offre la garanzia della tradizione sulla "Eucarestia". Paolo presenta questa tradizione collegata a Gesù Cristo stesso. Questo testo marca come "il memoriale" ha un nesso profondo con il passato, con il sacrificio di Gesù Cristo, sorgente e fonte di ogni salvezza, ma "l'essere memoriale" è anche presenza attuale: "fate questo in memoria di me". Nella formula eucaristica si sottolinea l'aspetto sacrificale:"per". Ciò ci conduce al fatto che la morte di Gesù Cristo è legata fondamentalmente alla redenzione dell'uomo... Gesù muore per noi/per me. Morire per... è il più alto e nobile insegnamento di come deve essere vissuta la vita. Gesù muore per noi... mentre eravamo ancora peccatori... mentre eravamo profondamente lontani e nemici. Oggi difficilmente si guarda al sacrificio, anzi se possibile lo si evita tranquillamente. L'insegnamento di Paolo sul sacrificio è un invito a comprendere come il nostro rapporto di comunità ecclesiale deve essere fondato e stabilito sulla comunione e sulla interiorità per formare un solo corpo e tendere all'unità perfetta. Il "Nuovo Patto" che lega i membri di tutta la chiesa deve partire dall'offerta di Gesù Cristo, ramificarsi nella membra del Corpo di Cristo e vivere l'unità nella diversità dei compiti e delle mansioni. Vangelo: Lc 9,11-17 Il vangelo è una "lezione" sul valore dell'impegno e della solidarietà. Il popolo riesce ad essere sfamato non perché Gesù compie il miracolo della moltiplicazione... ma perché i discepoli tutti offrono la loro collaborazione all'iniziativa di Gesù. Il miracolo si realizza perché "si rende grazie" al Signore per "quel poco" che si ha e se "il poco" trova disponibilità, generosità ed apertura di cuore il MIRACOLO è assicurato. Tutti hanno mangiato... perché alcuni si sono privati del superfluo...hanno condiviso il necessario... e non hanno "buttato" niente. Tutto ciò potrebbe essere un invito fatto ai "grandi della terra" e alla nostra società consumistica che non sanno applicare il principio della condivisione e della collaborazione. Buona Domenica!!! |