Omelia (24-06-2007) |
don Remigio Menegatti |
Dal grembo di mia madre Tu mi hai chiamato (304) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature Nella prima lettura (Is 49, 1-6) il "servo di Dio" si racconta, quasi a presentare le sue credenziali perché giungano fino alle "isole" e alle "nazioni lontane", per indicare come il dono di Dio, attraverso il suo servo, non conosce confini. Il Signore lo ha scelto fin dalla nascita e lo manda ad annunciare la sua parola; a lui è legato da un vincolo profondo – "mi ha nascosto all'ombra della sua mano" –. Quest'uomo avverte anche il rischio legato alla sua vita donata a Dio, e sa che l'unico aiuto può venire dal Signore e quindi rinnova la fiducia in lui: "la mia ricompensa è presso il Signore". Il vangelo (Lc 1, 57-66.80) racconta la nascita di Giovanni mettendo in evidenza i diversi personaggi e il loro atteggiamento. I vicini si rallegrano per la nascita di questo bambino, lungamente atteso da Zaccaria ed Elisabetta, ormai anziani. Elisabetta dichiara che il bambino si chiamerà Giovanni, che significa "Dio usa misericordia". Zaccaria conferma questa scelta e in quel momento riprende a parlare per benedire Dio a causa dei suoi prodigi. Quanti vengono a conoscere questi fatti si meravigliano chiedendosi quale sarà il futuro di questo bambino se già la sua nascita è segnata da tali fatti straordinari. Sottolineare la nascita significa indicare la direzione che la vita di una persona può prendere, nella fedeltà alla chiamata posta e manifestata fin dal primo momento. Salmo 138 Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere. Tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Il Salmo in questo caso appare proprio come la riflessione-preghiera-dialogo tra il servo di Dio, protagonista della prima lettura, e il Signore stesso. Colui che avverte di essere stato scelto fin dalla nascita per una missione grande, esprime la sua confidenza perché si rivolge direttamente al Signore ed evidenzia i benefici sperimentati. Il servo di Dio avverte che nulla della sua vita è estraneo al Signore, perché lui stesso è la causa prima della sua vita – "hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre", "non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto" –. La certezza che la sua vita dipende da Dio perché lo ha chiamato, fa nascere la serenità che il Signore non lo abbandona quando la missione diventa sempre più impegnativa e rischiosa. Questa fiducia sfocia nella lode, in cui riconosce se stesso "un prodigio" e che "sono stupende le tue opere". Un commento per ragazzi Forse abbiamo chiesto ai nostri genitori perché del nostro nome, chi lo ha scelto e quali attese nutriva, quali sentimenti erano forti in quei momenti così belli e intensi, come è la nascita di un bambino, tanto più se molto atteso come lo è stato il figlio di Zaccaria ed Elisabetta. Ciò che diventa motivo di curiosità per noi appare ancora più importante negli ambienti in cui il nome esprime un significato specifico. Presso gli ebrei aveva sempre un legame con Dio. Giovanni significa: "Dio usa misericordia". Immaginiamo poi che i genitori ci spieghino che non sono stati loro a scegliere il nome, perché Dio stesso è intervenuto prima ancora ad annunciare – tramite l'angelo – la nascita del bambino di cui ormai non avevano più nessuna speranza. Per Giovanni è avvenuto questo. Se poi ci mettiamo l'impossibilità di Zaccaria di parlare fino al momento in cui pronuncia quel nome...il mistero diventa davvero fitto e la storia decisamente interessante. Di fatto ci sono solo 2 persone del calendario liturgico di cui noi festeggiamo sia la nascita e la morte: Gesù e Giovanni il Battista. Di lui il Cristo dirà che "non è nato uno più grande di Giovanni" per indicare che è "il più grande fra i nati di donna". È l'ultimo dei profeti, che indica il confine e segna il passaggio tra la prima e la nuova Alleanza. L'ultimo che annuncia la venuta del Messia atteso e il primo che può indicarlo realmente presente in mezzo al suo popolo. Sarà lui infatti a dire a due dei suoi discepoli: "Ecco l'Agnello di Dio" mentre indica il falegname di Nazaret che ha lasciato piala e sega per annunciare la Parola del Padre. È ancora lui ad accogliere Gesù che si mette in fila tra i peccatori sulle rive del Giordano e accetta – dopo un breve dialogo con il parente – di battezzarlo con il segno del pentimento. È ancora lui a farsi da parte quando vede Gesù compiere le opere annunciate per individuare il Messia: la liberazione dei peccatori, la guarigione dei malati e soprattutto l'annuncio di un tempo di grazia offerto da Dio a chi è disposto ad accogliere il suo Regno. È "quell'Elia che deve venire" e tutti attendono come ultimo profeta prima del ritorno del Messia. Giovanni anticipa e prepara la strada del Cristo, invitando alla conversione, anche se la sua parola è senza dubbio più severa ed esigente di quella del Maestro. Gesù infatti non viene a tagliare le radici della pianta che non produce frutto perché vuole dare altro tempo – e soprattutto cure adeguate – affinché porti frutto come tutti, e Dio prima di ogni altro, attendono. Per non venire meno alla Parola affidatagli da Dio, per non sottomettersi al potere che vorrebbe tirare dalla sua parte anche la legge del Signore, annuncia la fedeltà dell'Altissimo anche a costo della sua stessa vita, come avrebbe fatto qualche anno dopo lo stesso Figlio di Dio. Si tratta quindi di un uomo importante, al quale la comunità cristiana ha dedicato nel tempo tante chiese e associazioni, a cui a guardato come uno dei santi potenti per invocarne la protezione. La sua nascita straordinaria, ma secondo la natura umana – nasce da un donna sterile e da un uomo ormai anziano – in qualche modo prepara e annuncia un'altra nascita: quella del Figlio di Dio che è generato da una donna vergine, Maria di Nazaret. È il servo che prepara la presenza dell'inviato da Dio; è l'amico dello sposo che annuncia lo sposo in mezzo al suo popolo. Si definisce "voce" che richiama l'attenzione perché si ascolti "La Parola". Ma tutta la sua vita è stata imitazione del modello che è Cristo. Giovanni allora diventa stimolo ed esempio per ogni cristiano che vuole veramente imitare il Salvatore e lasciarsi coinvolgere da lui. Giovanni, un modello anche per noi, desiderosi di proposte forti ed esigenti. Un suggerimento per la preghiera O Padre, che hai mandato san Giovanni Battista a preparare a Cristo Signore un popolo ben disposto, allieta la tua Chiesa con l'abbondanza dei doni dello Spirito, e guidala sulla via della salvezza e della pace". Lo chiediamo anche noi, insieme al nostro Signore che è stato annunciato e introdotto dal severo predicatore del Giordano. |