Omelia (24-06-2007) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
Commento Luca 1,57-66.80 Una solennità singolare, questa della dodicesima domenica del Tempo Ordinario, che quest'anno celebra, invece della liturgia propria, la natività di Giovanni il Battista, un uomo unico, secondo le parole dello stesso Signore Gesù che di lui disse: "Io vi dico, che è il più grande tra i nati di donna..." ( LC.7,28). È l'intera Chiesa, oggi, a celebrare, unanime, in Occidente come in Oriente, il Profeta che, spianando la via alla predicazione del Cristo, segna anche il passaggio definitivo dall'antica alla nuova Alleanza, che si realizzerà nel sangue del vero Agnello di Dio: il Figlio Gesù venuto nella carne per togliere dal mondo il peccato. ( Gv.1,29) C'è dunque uno stretto legame tra Gesù e Giovanni, un legame, di parentela, per la comune discendenza da Davide e un legame, che nasce dal progetto del Padre che, coinvolgendo l'uomo nel piano della salvezza, prepara al suo Figlio un precursore, in Giovanni, il figlio del sacerdote Zaccaria. Così leggiamo negli Atti degli Apostoli: "Dalla discendenza di Davide, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta, predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo di Israele. Diceva Giovanni, sul finire della sua missione: io non sono ciò che voi pensate io sia! Ecco, viene, dopo di me, uno al quale io non sono degno di sciogliere i sandali." ( At. 13,23-25) Il passo del Vangelo, di oggi, pur nella sua brevità, sottolinea l'aspetto prodigioso della nascita di questo bambino, dono di Dio, non solo agli anziani coniugi Elisabetta e Zaccaria, ma a tutto il popolo d'Israele e, in esso, a tutta l'umanità. Recita il testo di Luca: "I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei, Elisabetta, la sua misericordia, e si rallegravano con lei..."; e ancora: "Tutti furono meravigliati.... Tutti i loro vicini furono presi da timore...", allorché Zaccaria riacquistò la parola, e, "per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui." Giovanni dunque è dono e segno della misericordia del Padre verso l'umanità, che, nel popolo di Israele, da secoli attendeva un redentore; è questo il senso di quel nome: Giovanni, una novità nella cerchia della parentela, e che vuole indicare la presenza viva e amorosa di Dio; il significato etimologico del nome Giovanni, infatti è: Jahwé è misericordioso. In quel nome, poi, è già implicita la vocazione del bambino, riguardo al quale, Zaccaria, mosso dallo Spirito Santo, così proclama: "...tu bambino sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli la strada, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza per la remissione dei peccati... verrà a visitarci un sole dall'alto, per illuminare quelli che stanno nelle tenebre...per guidare i nostri passi sulla via della pace." ( Lc. 1,76-79) La vocazione di Giovanni, possiamo, anche, leggerla, nei testi profetici che la Liturgia oggi propone, sia per la celebrazione eucaristica, come per l' Ufficio delle letture; sono due passi riguardanti la chiamata del profeta, tratti, uno dal libro di Geremia e l'altro dal libro di Isaia. In entrambi i testi la vocazione profetica è riconducibile al momento iniziale dell'esistenza, a quella misteriosa, inconscia vita del bimbo, che ancora si trova nel grembo della madre: «Prima di formarti nel grembo materno, recita il testo del profeta Geremia, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato: ti ho stabilito profeta delle nazioni» ( Gr. 1,4 ). Non diversamente, il profeta Isaia, proclama:" il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra. Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria»" (Is.49, 1 1 6) Così Luca, nel Vangelo dell'infanzia di Gesù, dice di Giovanni, che "sobbalzò di gioia" nel grembo si sua madre, al saluto di Maria che portava ancora in sé il Figlio di Dio; ( Lc.1,41) quel sussulto di gioia, nel buio del grembo, è il segno che la potenza dello Spirito l'aveva raggiunto e l'aveva consacrato per quella che sarà la sua particolare missione. La forza potente dello Spirito non abbandonerà più il Battista, che un giorno, sulle rive del Giordano riconoscerà, nel rabbi Gesù, il Cristo di Dio, e lo indicherà alle folle perché lo seguano.(Gv.1,29ss.) In Giovanni dunque, converge tutta l'attesa d'Israele per la promessa di un salvatore, attesa, che il figlio di Zaccaria vive nella solitudine del deserto, in preghiera e digiuno, preparando quella predicazione, che richiamerà, con forza, il popolo a ravvedersi dai peccati, a farne penitenza, per disporsi ad accogliere all'avvento del Messia. La ' Voce ', come lo stesso Giovanni si definì (Gv.1,23), voce animata dallo Spirito, si fece silenzio, solo per cedere il passo alla Parola: " Colui che ha la sposa, è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che gli sta vicino e l'ascolta, è pieno di gioia, per la voce dello sposo; questa gioia è la mia, afferma il Battista, ora, questa gioia è perfetta. Lui deve crescere, io diminuire."( Gv.3,29-30); così, portata a termine la sua missione di profeta, egli tace. Celebrare la nascita di quest'uomo singolare, significa, perciò, richiamare l'attenzione sul mistero della vocazione specifica di ogni uomo o donna, sul quale Dio ha un suo progetto, in vista della salvezza; celebrare la nascita di Giovanni Battista, significa, soprattutto, ripensare alla necessità che, ogni tempo, anche il nostro, abbia i suoi profeti, uomini e donne che, uniti a Cristo col battesimo, annuncino agli uomini l'urgenza di aprirsi a Dio e alla salvezza operata dal Figlio Gesù, Redentore dell'uomo, della Storia e di tutto il creato. Celebrare la nascita di questo santo, non è quindi ricordo di un personaggio del passato, ormai molto lontano dalla nostra mentalità e cultura, ma è un invito a riascoltare con attenzione il suo messaggio, nei deserti del nostro tempo, per saper cogliere e accogliere, ancora, la presenza del Cristo nella nostra esistenza personale e nella Storia, rendendo operante l'annuncio del Vangelo. Sr Maria Giuseppina Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it |