Omelia (24-06-2007) |
padre Romeo Ballan |
Giovanni il Battezzatore, icona del missionario Riflessioni La nascita di un bambino è sempre un evento gioioso, presso tutti i popoli. È gioia per una vita nuova sulla terra. La liturgia di oggi nella nascita di Giovanni, il Precursore di Gesù, è piena di gioia, perché questa nascita è fonte di gioia. Il nome stesso del bambino spiega la solidità della gioia e ne indica la missione: "Giovanni" infatti vuol dire "grazia, amore, dono di Dio". L'amore di Dio si è manifestato nel concepimento del bambino avvenuto per genitori anziani e sterili (Lc 1,7), in una gestazione marcata dalla forte presenza dello Spirito Santo e dall'esultanza di Giovannino nel grembo materno prima ancora di nascere (Lc 1,41.44). Il racconto della nascita (Vangelo) è pervaso di gioia: l'allegria dei genitori, dei parenti e dei vicini (v. 58), la simpatica discussione sul nome del bambino (v. 59-63), l'esplosione di gioia e di benedizione a Dio (Lc 1,67-79) per la parola ridonata al padre, Zaccaria (v. 64), la crescita di un bambino vispo e forte (v. 80). Assieme alla gioia, c'è la percezione di una speciale manifestazione divina: "Che sarà mai di questo bambino?". Dall'insieme del racconto e dalla storia futura, si rileva facilmente che la domanda che corre sulla bocca di tutti "nella regione montuosa della Giudea" (v. 65-66) va ben oltre la naturale domanda che tutti si fanno sul futuro di ogni bimbo che nasce. I numerosi testi biblici e liturgici propri del tempo dell'Avvento ci presentano Giovanni come: il più grande fra i nati di donna; uno che è più che un profeta, come afferma Gesù; la porta fra l'Antico e il Nuovo Testamento, l'ultimo profeta dell'Antico e colui che inaugura il Nuovo; colui che prepara il cammino del Messia; il battezzatore di Gesù; Lo segnala presente come "l'Agnello"; si riconosce amico dello Sposo, anche se indegno di scioglierne i sandali; è voce che predica a tutto il popolo un battesimo di penitenza (II lettura). E finalmente, fedele e tenace nella sua missione, Giovanni, con il suo sangue, offre la suprema testimonianza per il nome di Cristo (prefazio). Giovanni Battista è facilmente riconoscibile come modello del discepolo e dell'apostolo di Cristo. Per molti aspetti, è una vera icona del missionario: - scelto e consacrato fin dal seno materno per portare la salvezza di Dio fino all'estremità della terra (I lettura); chiamato ad una vita di intimità con Cristo, del quale si sente amico e ne condivide l'esistenza; - con messaggio esigente e testimonianza austera, prepara il cammino del Messia; Lo annuncia presente, anche se non Lo conoscono; Lo segnala come l'Agnello che toglie i peccati; - battezza Gesù nel Giordano, è testimone di una teofania trinitaria, dopo la quale egli sente di doversi ritirare, perché il Cristo cresca e abbia il primo posto; è Lui che i suoi discepoli devono ormai seguire; - la fedeltà al Vangelo comporta sempre dei rischi, compreso il martirio, come lo testimoniano la fine di Giovanni e la storia dell'evangelizzazione in ogni parte del mondo, fino ai nostri giorni. Giovanni dà prova della sua piena maturità umana e missionaria, quando parla della sua gioia come "amico dello sposo", una "gioia compiuta", per cui "Egli (Gesù) deve crescere e io invece diminuire" (Gv 3,29-30). La 'gioia' accompagna anche il coronamento della vita di Giovanni. Così avviene anche nella missione. Il cambio di ruolo, il passaggio di responsabilità sono momenti vitali, ma pur sempre delicati, nell'opera della evangelizzazione. È stimolante il commento di un noto missionologo francese: "L'amoroso paragone del Precursore ha dei riflessi missionari che bisogna notare. La Sposa è tutta l'umanità, è la Chiesa nella quale tutta l'umanità deve convenire... L'ufficio di Giovanni consiste nel mettere l'umanità intera, pagani e giudei in presenza dello Sposo. Quando questo incontro si è realizzato, all'apostolo non resta che mettersi in pace, traboccare di gioia, e ascoltare la voce dello Sposo che parla alla Sposa... Per il missionario la Sposa di Cristo è praticamente la Chiesa locale, la Chiesa indigena cui egli si è consacrato. Bisogna che Cristo imprima la sua impronta su quella cultura, su quella civiltà, su quella Chiesa nazionale. Il compito del missionario è di servire da intermediario, da ponte, da paraninfo. Quando alfine il dialogo con Cristo si sarà stabilito saldo, continuo, intimo, tosto il missionario si nasconderà, felice di diminuire, affinché il Signore cresca" (André Rétif, Giovanni Battista, missionario di Cristo – Cf AG 19-22; RMi 48-49). Sui passi dei Missionari - 24/6: Nascita di S. Giovanni Battista, Precursore del Messia: ne annunciò la venuta pubblica e ne preparò il cammino, dandone testimonianza fino al martirio. È modello dei missionari. - 24/6: B. Maria Guadalupe García Zavala (1878-1963), di Guadalajara (Messico), fondatrice dedita al servizio dei poveri e malati. - 25/6: Servo di Dio mons. Melchior de Marion Brésillac (1813-1859), fondatore della Società per le Missioni Africane (SMA). - 26/6: S. Vigilio (+405), terzo vescovo di Trento, evangelizzatore della regione con l'aiuto di tre missionari provenienti dalla Cappadocia (attuale Turchia); morì martire nella Val Rendena. - 26/6: S. Josemaría Escrivà de Balaguer (1902-1975), sacerdote spagnolo, fondatore dell'Opus Dei, per promuovere l'ideale della santificazione nella vita ordinaria e nel lavoro. - 26/6: Giornata mondiale di sostegno alle vittime della tortura (ONU, 1987). - 28/6: S. Ireneo (135-202 ca.), nato a Smirne (Asia Minore), discepolo di S. Policarpo, divenne vescovo di Lione, grande evangelizzatore della Gallia e Padre della Chiesa. - 29/6: SS. Pietro e Paolo, Apostoli, missionari e fondatori della Chiesa di Roma, martirizzati sotto l'imperatore Nerone (+64-67 ca.). - 29/6: B. Raimondo Lullo (Maiorca, 1235-1316), terziario francescano, studioso e scrittore; andò missionario in Africa per instaurare un dialogo fraterno con i Saraceni; fu incarcerato e martirizzato. - 30/6: B. Basilio Velyckovskyj (1903-1973), vescovo e martire greco-cattolico ucraino; perseguitato duramente in patria, fu espulso e morì in esilio a Winnipeg (Canada), in seguito a una dose di veleno a effetto lento, somministratogli prima dell'espulsione (1972). |