Omelia (24-06-2007) |
padre Antonio Rungi |
Giovanni il Battista, il grande testimone di Cristo La liturgia di questa domenica ci fa celebrare la natività di San Giovanni Battista, il precursore del Messia, il Cugino di Gesù, il profeta che indica nel mondo la presenza del Salvatore, colui che grida forte nel deserto la conversione delle persone, colui che battezza Gesù, colui che definisce Gesù "Agnello di Dio". E' particolarmente gradito ricordare nel Giorno del Signore, nella Domenica, colui che è stato il più grande dai nati di donna ed è stato fedele servitore di Cristo. La celebrazione di oggi ci porta a meditare su una figura di santo eccezionale, una vera colonna della fede e della testimonianza della verità e della giustizia, il "più grande dai nati di donna". Della sua eccezionale nascita ci parla il Vangelo di Luca che oggi ascoltiamo nella liturgia della messa del Giorno: "Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele". Cogliamo parallelismi significativi con il testo evangelico della nascita di Cristo. E' evidente lo stretto rapporto non solo temporale, ma soprattutto spirituale e religioso che intercorre tra il precursore e Gesù, l'atteso unico messia e salvatore dell'umanità. Nella tradizione cristiana la festa della nascita di San Giovanni Battista è stata definita il "Natale dell'estate", con chiare allusioni al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio che nella liturgia cattolica celebriamo al 25 dicembre, costruendo essa il "Natale dell'Inverno". Comprensibile anche la collocazione temporale della nascita del precursore a sei mesi dalla nascita di Gesù e a tre mesi dall'Annunciazione, ovvero concepimento di Cristo per opera dello Santo nel grembo verginale di Maria. Elementi biblici, teologici e liturgici che ci confermano della grande importanza che la solennità di San Giovanni Battista ha assunto fin dai primi secoli nella Chiesa, tanto che numerose sono le testimonianze del culto attribuito e vissuto nei confronti di questo colosso della santità. Di una santità che si è costruita nell'umiltà, nella penitenza, all'ombra del Messia, quale riflesso di luce e verità che promanava dal Figlio di Dio anche per Giovanni Battista. "Lui deve crescere, io diminuire. Io non sono degno neppure di sciogliere a Lui i legacci dei suoi sandali". E' la coscienza di una missione che è preparazione al vero Redentore dell'umanità. Giovanni non rivendica per sé un ruolo ed una missione che non ha; non prende il posto di Gesù, né ostacola la missione di Gesù, anzi la favorisce, invitando la gente alla conversione e ad un battesimo di conversione. E Gesù ricambia la sua ammirazione, la sua stima nei confronti del precursore, del suo battezzatore, del suo amato cugino con il quale oltre il momento del battesimo sembri che curi un dialogo a distanza, basato sulla stima reciproca e sull'intento comune da realizzare: quello della diffusione del Regno di Dio tra gli uomini. Un Regno di pace, giustizia, verità, bontà, amore universale. Giovanni anche asuoi più stretti collaboratori e discepoli indica questa strada maestra per incontrare il vero Maestro che è Cristo. Alla scuola di questo colosso della santità eucaristica, perché egli ha conosciuto personalmente il Cristo, vivo e vero, in corpo, sangue, anima e divinità, in quanto egli ha professato la fede in Cristo vero Agnello di Dio, immolato per la salvezza del genere umano. Ciò che è stata la missione di Giovanni Battista la leggiamo con esattezza nel testo degli Atti degli Apostoli che proclamiamo oggi nella liturgia della Parola: "In quei giorni, Paolo diceva: Dio suscitò per Israele come re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali". Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza". San Paolo apostolo parla con ammirazione di Giovanni Battista presentato la sintesi del mistero della salvezza a quanti desideravano conoscere la verità su Cristo e sulla Chiesa nascente e ormai diffusa in varie parti del Medio Oriente. Sottolinea come Giovanni tenesse a precisare il suo ruolo rispetto a Cristo che fu quello di preparare la strada al Redentore con una vita santa e con una parola coraggiosa capace di rompere l'omertà di quanti convivevano con il male e non volevano prendere coscienza della loro condizione disonorevole, come nel caso di Erode, che lo fece decapitare. Il coraggio della denuncia era basato su una rettitudine morale e coerenza etica, esempio per quanti sono solo bravi a parlare e poco operare e soprattutto essere credibili nella loro vita per come agiscono. A san Giovanni Battista si addice in modo singolare il testo della Prima Lettura della Messa odierna tratto dal Libro dei uno dei più grandi profeti dell'Antico Testamento, Isaia, legato in modo inscindibile alla figura del Cristo, come d'altra parte fu lo stesso Giovanni Battista "4Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Mi ha detto: "Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria". Io ho risposto: "Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio". Ora disse il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele, - poiché ero stato stimato dal Signore e Dio era stato la mia forza – mi disse: "È troppo poco che tu sia mio servo, per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra". A San Giovanni Battista affidiamo il cammino personale ed ecclesiale della santità che come egli ci ha insegnato reca in sé le connotazioni della radicalità evangelica, la quale richiede scelte coraggiose in ogni campo e soprattutto in quello più tipicamente giovanneo quale è la penitenza, l'annuncio, la fedeltà ai principi morali ispiratori del nostro agire quotidiano. Giovanni Battista è sicuramente una grande luce che si è accesa nella storia di questa umanità, spesso richiusa in un deserto spirituale e morale senza vie di uscite. Egli è l'uomo e il santo della speranza e della fiducia in un avvenire migliore, purché questo sia incentrato sul Cristo ed orientato al vero Messia e alla buona novella del Regno. |