Omelia (29-06-2007)
don Marco Pratesi
Pietro è libero

S. Luca insiste molto sulla rigida guardia imposta a Pietro dal re Erode Agrippa. Il personaggio doveva in effetti incutere timore, essendo già stato un'altra volta protagonista di una misteriosa evasione (cf. At 5,17-21), e non si vuole subire un nuovo smacco. Effettivamente questa volta il tentativo sembra riuscito. Pietro è stato arrestato da diversi giorni, siamo alla notte precedente il processo e, nonostante la preghiera continua della comunità, Dio non è intervenuto. Pietro stesso può aver pensato arrivata la sua ora.
Nondimeno egli, tra due soldati e in ceppi, dorme. Immagine stupenda dell'abbandono fiducioso in Dio. Non è più l'uomo di poca fede che, in preda all'agitazione, insieme agli altri sveglia il Maestro che dorme a poppa durante una tempesta sul lago (Mc 4,38). Adesso fa come il Maestro, adesso si fida, adesso dorme. Per i suoi amici, Il Signore agisce mentre essi dormono (Sal 127,2), egli veglia su di loro (Sal 121,4).
Notiamo come Pietro sia totalmente passivo, non fa niente. È soltanto oggetto di una cura, duplice: da una parte la preghiera della Chiesa, dall'altra la cura di Dio che manda il suo angelo.
Così il buio del carcere è squarciato dalla luce, i ceppi cadono, la violenza del potere umano è vinta da una potenza superiore.
Pietro è poi semplicemente invitato dall'angelo a prepararsi e a seguirlo. Quando la presenza di Dio si fa così forte l'uomo è sempre un po' fuori di sé ("sembrava di sognare, Sal 126,1): senza rendersi ancora conto di quanto accade, Pietro supera altri ostacoli di per sé insormontabili (le guardie, la porta di ferro) ed è finalmente fuori dal carcere.
"Adesso so per certo che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e da quanto i Giudei si attendevano" (v. 11). La frase orienta la lettura del brano, richiamando due testi che si riferiscono alla lotta di Davide con Golia: si tratta del Salmo 151 e di 1Sam 17,37. Qualcuno resterà forse sorpreso: si tratta di un salmo fuori numerazione che si legge nei LXX ma non nel testo masoretico, e che parla appunto della lotta di Davide con Golia. Pietro viene dunque presentato da Luca (o dalla sua fonte) come un nuovo Davide, per elezione di Dio in lotta vittoriosa contro potenze umanamente preponderanti.
Questo episodio illustra in concreto l'impossibilità per le forze del male di sopraffare Pietro e la Chiesa (cf. Mt 19,18; Luca, come Marco, non racconta il "Tu es Petrus"). Quando per Pietro arriverà l'ora del martirio, sarà chiaro che non si tratta affatto del prevalere degl'inferi, ma della definitiva e vittoriosa associazione del discepolo alla vicenda del maestro.
Con questo episodio Pietro esce di scena dal libro degli Atti: si reca dalla comunità (12,12) e successivamente, uscito da lì, "se ne va in un altro luogo" (12,17). Strano congedo. Ma d'ora innanzi Pietro potrà sempre percorrere le strade della storia senza che alcuna potenza contraria riesca a incatenarlo.