Omelia (26-06-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Come vivere questa Parola? Completata dall'altra parola di Gesù: non fate agli altri quello che non volete sia fatto a voi, questa è chiamata la "REGOLA D'ORO". Tutta la relazionalità, infatti, guarita dall'egocentrismo, passa attraverso questi due insegnamenti che, di fatto, sono l'unica porta di accesso alla Vita. Gesù, nel discorso di addio, nell'Ultima Cena, dirà: "Vi do un comandamento nuovo:Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Ma dov'è questa novità? Anche Confucio invita a voler bene al prossimo. Anche nei Sutra buddisti si può trovare qualcosa del genere. Lo stesso Corano non è alieno da simili insegnamenti. Ecco, la NOVITÀ delle parole di Gesù è duplice: anzitutto io imparo il rispetto per l'altro, la benevolenza, l'aiuto, con l'enorme favore che mi viene dal sapere che sono AMATO da Dio. In secondo luogo, questo Dio chi mi ha amato sino a dare la vita, spinge il mio cuore verso i più ampi orizzonti: quello di capire appunto che non c'è amore più grande che dare la vita per quelli che amiamo. È parola di Gesù. E anche sua esperienza esistenziale. Ha fatto quello che ha detto, dando, in croce, la sua vita per me, per te, per tutti. Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo di fare mia, fin dentro le mie cellule, la regola d'oro di una relazionalità attenta alle attese dell'altro e misurata sulle mie personali attese e bisogni.. O Spirito Santo, che sei Amore sostanziale, spalancami il cuore sulle visioni più ampie dell'amore. Dammi la forza di amare un po' come Gesù, cioè anche quando è in gioco il sacrificio di me stesso perché l'altro possa crescere. La voce di un missionario comboniano martire Noi oggi, impegnati come uomini e come cristiani, dobbiamo amare, saperci sacrificare, calarci nelle altrui difficoltà, pagare di persona. A giugno abbiamo la spiga di grano, sappiate però che quella spiga di grano è nata perché è morto il seme che l'ha generata. Ezechiele Ramin |