Omelia (19-06-2007)
Monaci Benedettini Silvestrini
L'amore ai nemici e ai persecutori

Non basta porgere l'altra guancia, vestire l'ignudo con il proprio mantello, essere costretti a percorrere la stessa strada del nemico; il Signore ci chiede ancora molto di più. Non basta neanche l'adempimento del comandamento dell'amore che ci suggerisce di amarci gli uni gli altri. Gesù vuole, come egli stesso ha fatto dall'alto della croce, nel momento del suo supremo martirio, che diventiamo capaci di amore anche verso i nemici, e anche di pregare per i nostri persecutori. Viene così sconvolta ogni logica umana, viene capovolto anche il comune senso di giustizia, che tanto fascino esercita sull'uomo, fermo nella sua miope razionalità. La lezione della croce viene portata alle sue estreme conseguenze e non solo perché da quella croce è stato gridato il perdono ai crocifissori e Gesù ha fatto udire la sua preghiera per loro, ma ancor più perché tutto il sacrificio di Cristo era indirizzato ai nemici, ai peccatori, ai carnefici di ogni epoca. Per questo Gesù, insegnandoci a pregare ci fa dire più e più volte: "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".