Omelia (20-06-2007)
Monaci Benedettini Silvestrini
Il fine delle nostre opere

O il plauso degli uomini o la ricompensa presso il Padre che è nei cieli: è questa la drastica alternativa che ci pone oggi il Signore. O l'ipocrisia e la platealità per strappare consensi e la futile ammirazione degli uomini, che ci priva però di ogni altro merito, o la silenziosa ed umile operosità del bene, che come il seme di evangelica memoria, si nasconde nella terra per portare molto frutto. Gli uomini si fermano alle apparenze, Dio scruta i cuori e vede nel segreto. Gli uomini applaudono per un istante e poi dimenticano, Dio ci garantisce un premio che vale per l'eternità. E' pressante ai nostri giorni il bisogno di gratificazioni; è indubbio che la lode, l'ammirazione, la fama suscitino in noi interiore godimento. La massificazione al contrario ci fa paura, l'anonimato ci procura angoscia, il sentirsi inutili e dimenticati ci fa piombare nella peggiore solitudine. Ciò accade però solo se non abbiamo messo al primo piano la gloria di Dio e la nostra personale santificazione. La vera umiltà ci consente di scoprire i doni ricevuti, ci rende consapevoli del bene che sappiamo e dobbiamo fare, ci fa godere l'autentica gioia, ma il tutto è poi indirizzato a Dio, che è la fonte del nostro bene.