Omelia (05-07-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Gesù sembra fare la spola da una riva all'altra per accorrere là dove c'è bisogno. Tornato a Cafarnao gli portano un paralitico steso su un lettuccio, e lo pongono al centro. Un centro non solo fisico, ma di attenzione, di interesse, di preoccupazione per quel malato prima che per se stessi. L'amore di quegli amici è in certo modo l'inizio del miracolo. L'evangelista invita a notarlo affermando che Gesù, vedendo la loro fede, si decide ad intervenire. Questa volta, però, prima di operare la guarigione, dice al paralitico parole che nessuno ha mai detto: "Sono rimessi i tuoi peccati!" Gesù non vuole insinuare che la malattia del paralitico sia stata causata dai suoi peccati. Vuol mostrare piuttosto un fatto ben più importante: il suo potere si estende anche sui peccati, per cancellarli. E qui la scena, comprensibilmente, si trasforma in un dibattito teologico. Gli scribi presenti, al sentire queste parole, pensano male di Gesù, senza dirlo. Ma Gesù, che vede nei cuori, li smaschera e fa vedere fin dove arriva la sua misericordia: "Alzati! - dice al paralitico - prendi il tuo letto e va' a casa tua". Il Signore ha compiuto in quel malato un doppio miracolo: lo ha perdonato dai peccati e lo ha guarito dalla paralisi. E' venuto tra gli uomini uno che guarisce sia il corpo che il cuore. Ne abbiamo bisogno anche noi, subito.