Omelia (09-02-2003)
don Roberto Rossi
Gesù guarì molti dalla malattia

La liturgia di questa domenica ci aiuta a riflettere sul problema del dolore e della sofferenza, per illuminarli con la luce della fede e della parola di Dio. Abbiamo un accenno all'esperienza di Giobbe. Tutto il libro di Giobbe affronta il problema della sofferenza, di questa realtà che mette a dura prova la fede e l'equilibrio dell'uomo. "I miei giorni sono stati più veloci di una spola, sono finiti senza speranza: la vita è un soffio".

Il brano del vangelo ci offre il racconto di una giornata di Gesù. Uscito dalla sinagoga dove aveva insegnato, Gesù si recò nella casa di Pietro, dove guarì la suocera; venuta la sera, gli portarono tutti i malati ed egli ne guarì molti che erano afflitti da varie malattie; al mattino si alzò quando era ancora buio e si ritirò in un luogo solitario a pregare; poi partì per andare a predicare il regno di Dio in altri villaggi.

La giornata di Gesù è un intreccio tra la cura dei malati, la preghiera e la predicazione del Regno.

Ci aiuta tutto questo ad affrontare il grande problema della malattia e del dolore, per dare forza alla nostra vita, quando siamo chiamati ad affrontare queste situazioni in noi o attorno a noi e per camminare con la Chiesa che in queste giornate (11 febbraio, Festa della madonna di Lourdes) celebra la Giornata mondiale dei malati.

Un terzo circa del vangelo parla di Gesù che si prende cura dei malati.

Egli è il "medico delle anime e dei corpi". E' sempre commovente vedere come Gesù si avvicina ai malati, li accoglie, ascolta le loro preghiere e il loro grido, ha compassione di loro, esprime tutta la sua tenerezza, molti li guarisce, riversando su di loro la sua potenza di Figlio di Dio. Così conosciamo l'esperienza di lebbrosi, di ciechi, di paralitici, di tanti altri affetti da varie malattie. Egli è il buon Samaritano che passa accanto a chi ha bisogno e si prende cura, per portare salute e grazia, fede e salvezza.

E quando Gesù invierà i suoi discepoli, dice il testo del vangelo: "li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi". La Chiesa e i suoi membri hanno vissuto questa missione in due modi: in modo spirituale, pregando per i malati e santificandoli con l'Unzione dei malati; in modo materiale concreto, con ospedali, lebbrosari e oggi con tutta l'animazione del volontariato della carità a servizio dei sofferenti, con espressioni toccanti di sensibilità e di generosità, dalle grandi opere come il Cottolengo di Torino o il S. Teresa di Ravenna, fino alla visita che tante persone fanno ai malati negli ospedali o ai vicini di casa, rimasti soli, malati, bisognosi di affetto e di qualche servizio.

L'opera e il vangelo di Gesù sono una grande novità a riguardo della malattia. Prima di Cristo, molte volte la malattia era considerata come strettamente connessa con il peccato.

Con Gesù è stata cambiata completamente questa interpretazione. Egli "ha preso su di sé le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie". E sulla croce ha dato un senso nuovo al dolore umano, compresa la malattia: non più di punizione, ma di redenzione. La malattia unisce a Lui, santifica, affina l'anima, prepara all'incontro pieno e definitivo con l'amore di Dio.

Sempre i santi hanno vissuto questa adesione a Cristo sofferente e salvatore; anzi molti si sono convertiti proprio in occasione di malattie, perché è questo un tempo di riflessione, di esame di coscienza, di ricerca del senso della vita, della morte, dell'eternità.

Tutti conosciamo persone che hanno affrontato sofferenza e malattie con fortezza d'animo, con fede, con serenità, offrendo la propria cooperazione alla missione di Cristo Salvatore e divenendo aiuto, conforto e sostegno per altri sofferenti. Non ci sorprendiamo quando la sofferenza può mettere in crisi la propria vita, ma sappiamo che tanti, nella fede, raggiungono le vette più alte dell'offerta di sé e dell'amore. Possiamo pensare ai santi come anche a persone vicino a noi che hanno vissuto così. Abbiamo gli splendidi esempi di Benedetta, di Maria Nanni, di Anna Paola e di tante altre persone che nella loro vita di famiglia costruiscono nella speranza e nella carità la loro esistenza, anche quando è segnata dalla sofferenza.

Gesù ha guarito molti malati, quando si rivolgevano a Lui con fiducia. "La tua fede ti ha salvato" dirà spesso. E' importante pregare intensamente e chiedere la guarigione, se è per il nostro bene. Poi sappiamo che Gesù ci insegna con il suo esempio, nell'orto degli ulivi, quando dice: " Padre, se possibile, allontana da me questo calice, (cioè questa sofferenza), però non la mia, ma la tua volontà sia fatta". La volontà del Signore è sempre il maggior bene per noi. La malattia e la sofferenza possono diventare tempi di grazia e di salvezza per sé e per tutti. Dice S. Paolo: "Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a vantaggio del suo corpo, che è la Chiesa".

Il S. Padre ha dedicato una lettera apostolica sul dolore, anche in seguito alla sua personale esperienza, per aiutare a trovare in Cristo il senso di questa realtà, che altrimenti potrebbe portare alla disperazione. Cristo ha scelto la strada della croce per compiere l'opera più grande dell'universo; Cristo vuol far diventare opera preziosa per il suo regno anche le nostre croci.

Nel messaggio per la giornata di quest'anno dice: "Invitiamo i credenti a volgere lo sguardo verso la Madre del Signore. Affidandosi a Lei, la Chiesa si sente spinta ad una rinnovata testimonianza di carità, per essere icona vivente di Cristo, Buon Samaritano, nelle tante situazioni di sofferenza fisica e morale del mondo d'oggi.

Domande urgenti sul dolore e sulla morte, drammaticamente presenti nel cuore di ogni uomo nonostante i continui tentativi di rimuoverle o di ignorarle messi in atto da una mentalità secolarizzata, attendono risposte valide. Specialmente quando si è in presenza di tragiche esperienze umane, il cristiano è chiamato a testimoniare la consolante verità del Cristo risorto, che assume le piaghe e i mali dell'umanità, compresa la morte, e li converte in occasioni di grazia e di vita. Quest'annuncio e questa testimonianza vanno comunicati a tutti, in ogni angolo del mondo".

Ci possiamo domandare: Come vivo nella fede le situazioni di sofferenza che incontro?

Cosa posso fare per i malati, gli anziani, le persone sofferenti? Che cosa possiamo e dobbiamo fare di più come comunità cristiana?