Omelia (09-02-2003) |
padre Ermes Ronchi |
Quella mano che riaccende la speranza Se non ci fosse il male sulla terra, chi penserebbe a Dio? (Simone Weil), a Dio che pena nel cuore dell'uomo? Una giornata di Gesù a Cafarnao, immerso nella folla, assediato dal male, un crescendo turbinoso di malattie e demoni, che si acquieta nella preghiera segreta, sul monte. La compassione, il pensare all'uomo; la preghiera, il pensare a Dio: ritmo della vita vera. La suocera di Simone era a letto con la febbre. Gesù avvicinatosi la prese per mano e la sollevò. Prendere per mano: gesto d'affetto, forza per chi è stanco. Rialzare: Gesù "eleva" la donna malata, la riaffida alla propria andatura eretta, alla fierezza del fare, all'andare, al creare, al servire, all'annunciare. E rialza valori e progetti nei giorni che pesano sull'anima, quando il tradimento rende penosa la vita, il peccato fa debole e insapore l'esistenza, negli inverni del cuore. La mano di Gesà viene ogni giorno, quando una parola, un incontro, una telefonata, una lettera, un angelo interiore riaccendono la speranza e la strada. Attraverso le nostre mani, Dio dona l'infinita pazienza di ricominciare. Anche se tutti restiamo promessi ad un'ultima malattia, ad un'ultima ricaduta; e per quella sarà la Pasqua a dare risposte. E la donna si alzò e si mise a servire. E' questa la lieta notizia: una mano ti solleva, accende la fretta dell'amore, e dice: guarisci altri e guarirà il tuo dolore. La guarigione del corpo ha come scopo la guarigione del cuore. Quando il Signore ha ridonato energie e speranza, devi metterle a servizio di qualcuno. Quando il Signore ti ha preso per mano e sollevato, a tua volta devi prendere per mano qualcuno. Un apologo famoso dice: un uomo passa per la strada, vede un bambino che muore di fame, e grida al cielo: "Dio, che cosa fai per lui?" E una voce risponde: "io, per lui, ho fatto te..." Noi non saremo forse mai capaci del miracolo di guarire qualcuno, ma dobbiamo essere capaci del miracolo di servire, di far sorgere il tempo della compassione. E' questo il vero prodigio. Quando qualcuno si avvicina, tende la mano e ci tocca con pietà, in quel preciso istante iniziamo a guarire, a ridiventare forti. Solidarietà, inizio della guarigione. Maestro, tutti ti cercano, resta! Ma Gesù se ne va per altri villaggi, per tutti i villaggi, in cerca del male di vivere, a sollevare altra vita. Maestro della vita, mano che solleva, essere cristiano è difficile, ho in me febbri e demoni, non so se ce la faccio. Ma cercherò di rimettere in piedi quei fiori calpestati che sai. Però tu avvicina quella mano che non hai mai cessato di tendermi, avvicinala ancora un po', prendi la mia, sollevami. E con te andrò per villaggi e per luoghi solitari, con te, incontro all'uomo e verso Dio. |