Omelia (20-07-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
Commento Matteo 12,1-8 I farisei non perdono occasione per pensare male di Gesù (e dei suoi), e per accusarlo. Potremmo identificare il fariseismo con l'atteggiamento di chi cerca di salvare se stesso accusando gli altri, magari coprendosi dietro qualche regola. È un modo sottile di essere cattivi. I farisei rimproverano Gesù perché lascia prendere qualche spiga di grano ai discepoli durante il cammino, in giorno di sabato. Ma egli risponde con due esempi che mostrano la loro grettezza e cecità. E soprattutto ribadisce, con le parole di Osea, la larghezza del cuore di Dio: "Misericordia io voglio e non sacrificio" (Os 9, 13). Il Signore non desidera l'osservanza fredda ed esteriore delle norme, ma il cuore. Non si tratta di disprezzare le norme; Ma sopra ogni norma c'è la compassione, che è un dono da chiedere a Dio perché non viene dal nostro carattere p dalle nostre qualità. La compassione non lascia tranquilli - spinse lo stesso Signore a scendere sulla terra per salvare il suo popolo - e chiede ad ogni discepolo non l'avara osservanza di doveri e di prescrizioni ma la continuazione dell'opera di Dio tra gli uomini. |