Omelia (27-07-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
Questa parabola, presente anche negli altri due Sinottici, è emblematica del rapporto tra il cuore e la Parola di Dio. Il seminatore getta a larghe bracciate il seme, senza preoccuparsi di scegliere il terreno. Solo i semi che cadono sulla terra buona danno un prodotto abbondante, che forse controbilancia la perdita precedente. Gesù, anche se non lo dice, si paragona al seminatore. È infatti sua, non nostra, la generosità nello spargere il seme. Certo quel seminatore non è un freddo e misurato calcolatore. Potremmo dire persino che "spreca" il seme. Sembra, inoltre, che riponga fiducia anche verso quei terreni che sono più una strada o un ammasso di sassi che un luogo arato e disponibile. Eppure anche su questi getta il seme. Chissà, magari in una crepa, quel seme potrebbe attecchire prima che "il maligno" venga e lo rubi. Tutto il terreno è importante per il seminatore. Importante, forse, quanto lo stesso seme. E il terreno è il cuore degli uomini, inoltre il seme è la Parola di Dio. Il seme viene dall'alto, non nasce spontaneamente dalla terra, non è il prodotto naturale e spontaneo di una sorta di sentimento religioso. La Parola viene da fuori. Ma entra profondamente nel terreno, fa diventare in certo modo una cosa sola con esso; non rimane un corpo estraneo. Se questa parola viene accolta porta frutti impensati. |