Omelia (16-02-2003) |
padre Paul Devreux |
Mc 1,40-45 Dal Vangelo secondo Marco Noi, leggendo questo vangelo, ci stupiamo del fatto che Gesù è in grado di guarire un lebbroso, ma ci rendiamo conto di quanto gli costa? Gesù non si limita a guarirlo; Gesù, cogliendo il bisogno di condivisione di quest'uomo, lo tocca. Cosi facendo rischia il contagio, e diventa anche lui impuro per chi provava a stargli vicino. E' come dire che Gesù si dispone a condividere la morte di quest'uomo, o addirittura a prendersela su di se. Io dico: "Che bravo, se fossi lebbroso vorrei incontrare uno come Gesù!". Ma se Gesù fosse mio figlio, e vedo che si sta disponendo ad andare a toccare un lebbroso, o un malato contagioso qualsiasi; se vedo, in poche parole, che desidera rischiare qualche cosa di suo, per aiutare un povero, come reagisco? Gesù, mosso a compassione, toccò il lebbroso, rischiando il contagio, quindi pronto a morire per lui. Questa era la grande qualità di Gesù: l'anteporre il bisogno dell'altro, al suo. Questo atteggiamento comporta molti rischi, che Gesù conosceva bene, ma lui ha capito che non rischiare, è più rischioso ancora, perché svuota la vita di ogni senso, tant'è vero che chi non riesce a fare nulla per l'altro tende alla depressione e all'auto distruzione, mentre chi s' adopera per l'altro, più lo fa', più rischia, più vive, e anche la sua morte acquista senso. Signore grazie per l'aver guarito, ma sopratutto toccato questo malato. Fa' che anche io possa vedere i poveri che tu metti sulla mia strada e muovi anche me a compassione. Te lo chiedo per me e per tutti quelli che capiscono questa tua scelta. Lettura consigliata: MI MANCA TOPOLINO! Vita quotidiana e avventurosa di un volontario in Africa. Davide Franzi e Carlo Giorni. Editrice Berti. |