Omelia (22-08-2007) |
mons. Vincenzo Paglia |
La parabola riportata da Matteo dovette sembrare molto strana agli ascoltatori di Gesù: era, infatti, totalmente distante dalla comune giustizia salariale. Il gesto del padrone della vigna che da la stessa paga sia a coloro che avevano lavorato per tutto il giorno sia a quelli che avevano invece lavorato per un'ora sola è davvero inusitato. La narrazione si sviluppa attorno all'iniziativa di un viticoltore che per l'intera giornata è preoccupato di assumere lavoratori per la sua vigna. In quel giorno esce di casa ben cinque volte per chiamare operai sin dall'alba. Con i primi lavoratori pattuisce un denaro di compenso (era la paga ordinaria di una giornata lavorativa); esce ancora alle nove del mattino, poi a mezzogiorno, alle tre e infine alle cinque. La risposta che danno questi ultimi lavoratori al suo invito ("nessuno ci ha ingaggiati") fa pensare a tanti, giovani e meno giovani, disoccupati, non solo o non tanto nel lavoro remunerato, quanto nel lavoro per costruire una vita solidale. Sono tanti i disoccupati in questo senso: sono quei giovani, magari disillusi oppure soggiogati dal consumismo che si ripiegano su se stessi, esecutori e vittime allo stesso tempo. E forse dobbiamo dire che sono così anche perché "nessuno li prende a giornata". Ma sono anche i tanti adulti in balia solo del proprio egocentrismo, senza che nessuno li richiami alla responsabilità verso gli altri. Venuta la sera, continua la parabola, inizia il pagamento. Gli ultimi ricevono un denaro ciascuno. I primi, visto quanto accade, pensano di ricevere di più. E' logico pensarlo, forse anche giusto. La sorpresa nel vedersi trattare come gli ultimi li porta alla mormorazione contro il padrone: "questo non è giusto" sono tentati di dire. E in effetti gli ascoltatori della parabola (forse anche noi) sono portati a condividere questi sentimenti. Ma è proprio qui la distanza tra il modo di pensare di Gesù e il nostro. E' anzitutto da chiarire che Gesù non vuole impartire una lezione di giustizia sociale, né presentare uno dei comuni padroni di questo mondo che, giustamente, ricompensa secondo le prestazioni date. Egli presenta un personaggio assolutamente eccezionale, il quale tratta i suoi sottoposti al di fuori delle regole legalitarie. Gesù vuole mostrare l'agire del Padre, la sua bontà, la sua magnanimità, la sua misericordia, che superano il comune modo di sentire degli uomini. E lo superano davvero quanto il cielo dista dalla terra, come scrive Isaia. Purtroppo, ancora oggi, la bontà e misericordia creano mormorazione e scandalo. Ma non è che Dio distribuisca a capriccio la sua ricompensa, donando a chi più e a chi meno. Dio non fa ingiustizia. E' la larghezza della sua bontà che lo spinge a donare a tutti secondo il loro bisogno. La giustizia di Dio non opera con un astratto principio di equità, ma sul bisogno dei suoi figli. C'è qui una grande sapienza. E la ricompensa data a tutti è la consolazione che viene dall'essere chiamati a lavorare per la vigna del Signore, non importa se si è da tanto o da poco tempo nella vigna. |