Omelia (15-08-2007) |
don Marco Pratesi |
La buona battaglia La donna che Giovanni vede nel cielo è il grandioso simbolo della comunità dei credenti, sia dell'antica che della nuova alleanza. È rivestita di sole in quanto avvolta dalla luce di Dio, e calpesta la luna, segno di ogni debole e mutevole luce umana; coronata di dodici stelle, è fondata sulle colonne degli apostoli. Essa fronteggia il dragone rosso, colore che evoca distruzione e morte. Sulle sue sette teste sette diademi esprimono l'universalità e la molteplicità del dominio malefico del "principe di questo mondo" (Gv 12,31; 16,11). La sua coda trascina la terza parte delle stelle del cielo e le getta sulla terra: ha trascinato nella sua ribellione altri spiriti celesti - forse anche uomini? - che dovevano splendere come stelle del cielo. Il drago si ferma davanti alla donna partoriente per divorarne il figlio. A partire dal tentativo di Erode fino alla passione, il drago cerca di annientare la presenza di Cristo nel mondo, guadagnandone peraltro solo fallimento: il Figlio entra addirittura nel cielo, innalzato fino al trono di Dio, inaccessibile ad ogni nemico. La donna fugge nel deserto, rifugio preparatole da Dio, ed è la sua condizione di perenne esodo, di perenne fuga da un Egitto che pretende di catturarla e riguadagnarla a sé, ma anche di costante miracolosa cura da parte di Dio, come suggerito dal simbolo delle ali dell'aquila (cf. Es 19,4; Dt 32,11-13). Oramai il cielo è risuonante soltanto di canti di vittoria, perché l'Accusatore non vi ha più posto: potrà agire solo sulla terra dove però, sapendosi oramai vinto, il suo furore si moltiplica. Così mentre sulla terra la sua violenza sembra ancora più forte e vincente, in cielo si proclama il trionfo di Cristo. In questo quadro grandioso la Vergine ha posto da un duplice punto di vista. Nel suo pellegrinaggio terreno ha personalmente affrontato la lotta col drago. Abbiamo prima ricordato il tentativo di Erode di sopprimere il neonato a Betlemme: Maria era là. Ma anche sotto la croce, nell'ora dell'apparente vittoria del male, Maria era là, intrepida. Raggiunta la meta della gloria ella sostiene, conforta e aiuta quanti si trovano ancora ad affrontare la medesima battaglia, accompagnando il parto della Chiesa fino a che tutti i suoi figli siano generati. Così "Maria, Madre del Verbo incarnato, viene collocata al centro stesso di quella inimicizia, di quella lotta che accompagna la storia dell'umanità sulla terra e la storia stessa della salvezza" (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater 11). Invochiamo su di noi e su tutta la Chiesa la cura premurosa e l'intercessione di Maria perché, avvolti dalla luce di Dio e ancorati all'insegnamento apostolico, possiamo affrontare con coraggio il buon combattimento della fede (1Tim 1,18; 6,12; 2Tim 4,7), ed essere felicemente condotti laddove lei in questo giorno di festa ci ha preceduti. |