Omelia (15-08-2007)
don Maurizio Prandi
In viaggio, per lasciarsi portare da Dio

Credere non vuol dire affermare noi stessi, ma fare della propria vita un dono d'obbedienza a Dio e di servizio agli uomini. E' il Magnificat che ci dice tutto questo... sono le parole di Maria che lodano Dio per tutto quanto ha operato in lei e nella storia della salvezza: Dio si manifesta nelle parole e nei gesti concreti di una creatura umana. Chiaramente quello che è avvenuto in Maria è un fatto unico: l'Incarnazione. Ma non è un fatto isolato: a livelli diversi di profondità, la stessa esperienza si compie nella vita di ogni cristiano e in particolare dei santi. Quello che è avvenuto in Maria, è che una creatura umana è stata raggiunta dalla Parola di Dio; questa creatura ha creduto e obbedito alla Parola; in questo modo la sua vita, pur rimanendo una vita pienamente umana, è diventata anche vita "divina"; siccome è vita divina, è vita destinata alla risurrezione, alla partecipazione della pienezza di vita di Dio. Il significato della Solennità che celebriamo è un po' tutto qua, in questa pienezza di vita, di esistenza...
Credere è essere in cammino, in viaggio, in pellegrinaggio. "In quei giorni si mise in viaggio verso la montagna": Luca nel suo racconto vuole suggerirci come per Maria comprendere la sua vocazione, la sua missione, e rendersi conto che lo Spirito di Dio abita in lei, significhi subito cominciare una nuova strada, mettersi in cammino. Il dono di Dio diviene in lei subito un viaggio, un viaggio verso gli altri, fuori di casa, fuori dal proprio villaggio, fuori dalla propria famiglia appena costituita. Un viaggio nel quale lei si lascia condurre, come la Chiesa, da Dio in qualunque direzione egli voglia. La vita di Maria è ormai condotta da un altro, è formata dall'alto, da un'ispirazione che viene dall'alto, dallo Spirito Santo, e non per sua spontanea volontà. Non finirà più quel viaggio, sarà lungo quanto la vita stessa, e vivrà tappe diverse. Incontrerà molte persone, a partire da Elisabetta e Zaccaria, come ci dice questa pagina lucana. Incontrerà Simeone, Anna, ma poi soprattutto incontrerà suo figlio Gesù: strano viaggio quello di Maria, che dopo aver vissuto per anni nella conoscenza e nell'intimità con suo figlio dovrà rendersi conto di doverlo ancora incontrare veramente, dovrà cambiare il suo sguardo su di lui, su quel figlio donatole da Dio. Lo dovrà incontrare in maniera diversa da come se lo aspettava, a partire da quando dodicenne lo sente per la prima volta affermare con molta forza il primato della sua appartenenza a Dio e la priorità della propria vocazione su ogni legame. Viaggio duro, quello di Maria, a partire da quel giorno. Duro e a volte oscuro, quando sono arrivati i giorni dell'incomprensione nei quali anche lei ha dovuto, come Abramo, partire dietro al Figlio senza sapere dove andava. La disposizione fondamentale di Maria è stata la docilità alla volontà di Dio che ti spinge sempre in avanti. Ha fatto qualsiasi cosa Gesù abbia detto, lo ha seguito dovunque lo Spirito lo abbia sospinto, anche per le vie paradossali cantate nella preghiera del Magnificat che oggi ascoltiamo nella liturgia. Condurre a questa docilità è il compito fondamentale di Maria nella Chiesa, della cui fede è modello e realizzazione eccellente. Anche nella chiesa, infatti, riecheggia il mistero dell'ancella del Signore, di colei che acconsente al dono d'amore della vita trinitaria e gli permette di plasmarla e di condurla per un viaggio nuovo. Oggi la festa dell'Assunta ci ricorda che la vita di Maria, e la vita di ogni cristiano, è un viaggio e non un naufragio. Un cammino che non è senza meta, senza approdo, perché esiste un senso, una direzione, uno scopo verso cui tutto cammina, e quella meta benedetta è una vita che non finisce più.