Omelia (15-08-2007) |
don Maurizio Prandi |
Nel cuore di Dio i piccoli hanno un volto e un nome Maria Assunta, portata al cielo nel suo corpo, ci dice che il corpo, il nostro corpo, partecipa della gloria del Risorto. Ecco allora un primo punto sul quale mi piace fermarmi oggi: il valore, l'importanza del corpo. Nel credere la Risurrezione di Gesù e l'assunzione di Maria, la nostra fede ci permette di collocare il corpo nella vita di Dio. E' molto forte (ed unica rispetto alle altre religioni) l'affermazione che il Credo degli Apostoli fa: Credo la Risurrezione della carne. Già in altre occasioni mi ricordo di aver detto che spesso si pensa, si afferma che il corpo, nel rapporto con Dio lo si debba mettere da parte come se Dio lo si potesse incontrare soltanto là dove il corpo finisce... questa affermazione del Credo in realtà ci dice che ciò che in noi è Spirito ha scelto di rendersi visibile incontrando il nostro corpo... non è il corpo che è destinato a spiritualizzarsi... Mi pare molto bello che l'iconografia e il vangelo di oggi sottolineino il linguaggio del corpo attraverso l'incontro tra Maria e di Elisabetta: l'abbraccio tra le due donne, l'esultanza dei grembi, le voci, che cantano l'una le meraviglie della donna che si apre al dono di Dio e l'altra le meraviglie di Dio che compie prodigi in un corpo umano. E' meravigliosa questa liturgia che si esprime attraverso il corpo. In questo corpo, così piccolo ed effimero, vive e si rivela tutto un universo di affetti e desideri: la generosità, la compassione, la speranza, la volontà di abbracciarsi e di camminare insieme, mano nella mano e di conoscersi, di concepire e di dare alla luce un bambino. In questo corpo, così piccolo ed effimero può prendere dimora anche l'infinita grandezza di Dio. E' nel corpo che Dio e l'uomo si incontrano (don L. Pozzoli). E' un pensiero questo, che mi fa tornare alla memoria quanto ascoltato in val d'Aosta da don Miche Do del quale tante volte vi ho parlato, che a proposito dell'Onnipotente che compie grandi cose in Maria ci disse che Lei è l'esempio di come nel cuore di Dio ogni uomo e ogni donna che si ritengono piccoli e insignificanti, hanno un volto e un nome. In Maria tutto diventa grande, nobile, alto... guardiamo a Lei anzitutto per poter cogliere la preziosità della nostra vita e capire che la grandezza e la nobiltà non dipendono dai natali, dalla ricchezza, dal potere. I piccoli della terra possono essere grandi perché la grandezza è nella fedeltà al divino che è in noi, la grandezza è nel non fuggire di fronte alla notte, all'oscurità, ma nello stare come Lei ai piedi della Croce. Maria allora è questo esempio alto e nobile. E' il segno della grandezza a cui può giungere l'uomo: ovunque c'è un uomo che si apre ad accogliere il mistero di Dio, lì c'è il mistero di Maria e la solennità di oggi ci rafforza nella convinzione che nulla di quello che è nobile, di quello che è puro, di quello che è santo, (per quanto fragile possa sembrare), va perduto. Il brano di oggi è importante per la vita del cristiano... è importante perché dà come il ritmo della vita cristiana, che consiste nella stare davanti a Dio ma anche nell'andare in mezzo agli altri. L'esperienza dello stare davanti a Dio, del serbare nel cuore parole ed avvenimenti, informa il nostro stare con gli altri, arricchisce il nostro stare con gli altri. Maria, quando entra in casa di Elisabetta la saluta... ma non credo che sia un saluto particolarmente deferente o specialissimo... era il saluto di sempre: shalom!, Pace! Un saluto normale perché continua la vita di sempre, la vita ordinaria, ma è un saluto che giunge in un modo diverso, da far esultare una creatura in grembo. Maria saluta portando la gioia di Cristo. Questo dovrebbe essere anche il nostro desiderio... poter salutare allo stesso modo la gente, poter dire ciao alle persone trasmettendo quella gioia e quella pace che sono del Signore. Maria ha potuto fare questo a motivo del suo sì... è diventata trasparente a Dio e, attraverso di lei, attraverso la sua parola semplice, passa la pace e la gioia di Dio stesso. Quando la vita di una persona è toccata dalla presenza di Dio quella persona diventa un portatore della gioia di Dio (mons. L. Monari). E' bello, e concludo, il mettersi in viaggio di Maria per raggiungere in fretta una città di Giuda... in fretta, per dire il coinvolgimento di Maria nella vicenda di Elisabetta e quindi anche il coinvolgimento nell'azione di Dio... Dio compie qualcosa in Lei... Dio compie qualcosa in Elisabetta... bisogna andare, non c'è tempo da perdere, per portare Gesù, con quel sì che lei ha detto e che ha cambiato la sua vita. |