Omelia (27-08-2007)
Monaci Benedettini Silvestrini
Guai a voi... che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini.

E' stato proprio Gesù che, con l'Incarnazione ha aperto i cieli, chiusi dal peccato dell'uomo. L'immagine dei cieli aperti indica quella profonda ed intima comunione con Dio per il quale siamo tutti predestinati e che avevano perduto con l'originaria innocenza. I cieli si aprono al Battesimo di Gesù al Giordano; evento che inaugura la missione pubblica dello stesso Gesù e che prefigura, nel mistero della Trinità, il mistero Pasquale come mistero di salvezza. La partecipazione a questi misteri, misteri d'amore, è vista proprio come l'apertura dei cieli. Santo Stefano, nel suo martirio glorioso, contempla già il Volto di Dio attraverso i cieli aperti. L'ammonizione di Gesù ai farisei riportato dal brano odierno, significa l'incapacità dei cuori dei suoi ascoltatori ad aprirsi al nuovo Regno di Dio che irrompe. L'aspettativa messianica che pur era viva tra i contemporanei di Gesù, perde perciò tutta la sua forza redentiva; il Messia da loro cercato doveva compiere i loro piani umani, si chiudono quindi al piano della salvezza di Dio. Il messaggio delle Beatitudini risuona, quindi, in modo sordo nei loro cuori, inefficaci di comprenderne a pieno tutta la forza redentrice e salvifica. L'insegnamento di Gesù diventa solo una collezione di buone norme morali. Gesù diventa soltanto istruttore da eliminare quando dà troppo fastidio. Cosa dice ai nostri cuori, allora oggi la Parola di Dio? Per ognuno di noi i cieli sono stati aperti nel battesimo, siamo capaci di vivere nella coerenza di questa realtà d'amore?