Omelia (27-09-2007) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui? Chi è Gesù? La domanda è ormai sulla bocca di tutti i contemporanei di Gesù stesso. Il Vangelo odierno parla dei dubbi che affliggono Erode sulla stessa figura di Gesù. Egli prende ad esempio l'aspettativa del popolo giudaico, chiedendosi se Gesù non fosse in realtà l'atteso Elia. Il ricordo degli antichi profeti, però, non basta a definire la figura di questo Messia, che si proclama il Figlio di Dio. Insoddisfatto di questa risposta, Erode, allora cerca di paragonare Gesù con un'esperienza che egli stesso ha vissuto in prima persona. Il ricordo va subito a quel Giovanni Battista che egli stesso ha fatto decapitare, ma del quale aveva un insondabile rispetto. Il confronto, anche con personalità moralmente ineccepibili, come san Giovanni Battista, non riesce a rispondere in modo adeguato all'interrogativo dal quale è partito Erode. Non sono bastati gli innumerevoli miracoli compiuti da Gesù, che si è dimostrato padrone assoluto degli elementi naturali; non è servito il suo saper guarire tutte le malattie e il riconoscere in Lui un profondo conoscitore dell'animo umano, di tutti gli uomini. C'è qualcosa che sfugge ancora e che si riferisce proprio alla qualità di questo Regno che Egli sta annunciando. Gesù non si presenta con le stesse caratteristiche messianiche a quel popolo giudaico che pur lo sta aspettando. Il Mistero di Gesù, sfugge completamente ad Erode; non riesce ad inserirlo in nessuna delle categorie che ha a disposizione; Gesù non si adatta completamente alla cultura giudaica, dalla quale trae origine e non si sottomette del tutto alla storia degli uomini. Per noi, oggi vi è l'invito a non credere che il messaggio di Gesù si adatti alle nostre esigenze; siamo noi che dovremo purificare il nostro cuore con l'incontro con lo stesso Gesù. |