Omelia (24-09-2007)
Monaci Benedettini Silvestrini
A chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere

Con la parabola della lampada e del lampadario Gesù si rivolge a tutte le folle che lo seguono. Il messaggio del Vangelo odierno non è destinato ad un piccolo gruppo di prescelti; non è esclusivo per gli eletti ai quali sono state affidate delle precise responsabilità. Nel rivolgersi alle folle, Gesù indica che questo messaggio è destinato a tutto il popolo credente. Siamo, allora, tutti coinvolti in questa doppia parabola della luce e del lampadario; tutti in maniera indiscriminata, ognuno nel proprio ruolo. Proprio per l'universalità di questo messaggio siamo invitati a scoprirne il suo vero significato. Questa parabola può essere letta guardando soprattutto alla luce, che è Cristo. Noi siamo raffigurati come i lampadari, coloro che devono portare, trasmettere questa luce. Il messaggio di Gesù diventa allora l'invito alla testimonianza, nella nostra vita, di una fede genuina, vera, concreta e coerentemente vissuta. La domanda, però è: come possiamo diventare lampadari? Come realizzare questa testimonianza? La fede nella vera luce, come dono di grazia gratuito, indipendente dai nostri meriti, è assolutamente indispensabile. L'invito di Gesù è nel saper accogliere questo dono nell'ascolto vero della Parola. Dall'ascolto vero deriva, poi la possibilità di realizzare, il piano di amore che Dio ha prescelto per noi. Dall'ascolto deriva la purificazione del cuore per una vera conversione. Dall'ascolto noi diventiamo testimoni del Signore, nella vita e con la proclamazione della Parola. L'annuncio della Parola di Dio spetta, in forme diverse, a tutti noi. La nostra realtà di figli di Dio si fa essere annunciatori della Parola e del messaggio di salvezza. Con la vita, innanzitutto, possiamo proclamarci figli nel Figlio. La vita cristiana e dei cristiani dovrebbe essere sempre testimonianza viva e coerente del messaggio di Gesù.