Omelia (17-10-2007)
mons. Vincenzo Paglia


Un dottore della legge, ascoltando le dure parole di Gesù contro il ritualismo farisaico, ribatte che in quel modo offende anche lui e tutti i suoi colleghi. Con questa reazione egli mostra che, in verità, ha ascoltato Gesù con l'orgoglio di chi deve difendere la sua posizione e non come un uomo bisognoso d'aiuto. È vero che la Parola di Dio, come dice Paolo, è come una spada a doppio taglio che penetra sin nelle midolla e che non lascia indifferenti. Ma se è ascoltata con l'orgoglio e l'autosufficienza di chi vuole difendere se stesso viene sentita come un rimprovero che offende e non come una forza salutare e buona che cambia il cuore. Se si resta schiavi del proprio orgoglio è facile maltrattare i profeti e i giusti; è facile cioè eliminare la loro voce, dimenticare la loro parola, in ogni caso allontanarla perché porta disturbo. E si giunge sino a farli tacere, magari costruendo delle belle tombe, purché non parlino. La "chiave" per entrare nelle Scrittura e nella vita è l'ascolto umile e docile.