Omelia (16-10-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute. Come vivere questa Parola? Scrivendo ai Romani, forti e potenti di un impero che si estendeva su gran parte del mondo allora conosciuto, Paolo non teme di parlare con chiarezza. L'uomo della Roma imperiale (non dissimile dall'uomo d'oggi) ha di che conoscere Dio attraverso quella prima sua manifestazione di potenza e d'amore che è il creato. Tutto infatti "proclama la gloria della sua magnificenza", dice più di un salmo. E il libro della Sapienza osserva che l'uomo, attraverso la bellezza e la perfezione di ciò che Dio ha fatto, può risalire all'artefice di tutto, infinitamente più bello e perfetto di ogni sua creatura (cf. Sap.13,1-3). Davvero dalle galassie alle particelle dell'atomo, dalla perfezione di un insetto a quella dell'occhio umano, tutto - a un osservatore attento e dal cuore puro - rivela Dio e la sua infinita sapienza. Ma quel che Paolo recrimina è il fatto che gli uomini, "pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato (... ) e si è ottenebrata la loro mente ottusa (... ). Hanno adorato la creatura al posto del Creatore che è benedetto nei secoli". La denuncia di Paolo è di una impressionante attualità. Dilatandosi la conoscenza dell'universo per le prestigiose conquiste della scienza, il mistero pure si è dilatato e approfondito. Ma non è forse vero che, soggiogato dalle sue brame egoistiche, l'uomo ha perso di vista o addirittura banalizzato il mistero di sé, dell'universo e di Dio? E non è "vaneggiamento" e "stoltezza" idolatrare la creatura, anzi fare "mercato" del creato, che dovrebbe essere riconosciuto, ammirato e goduto come il grande tempio della gloria del Creatore? Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiederò al Signore quella purezza di cuore sempre tanto insidiata dalla 'predicazione' di questa società che 'vaneggia' a caccia di sempre più 'avere', e 'idolatra' le realtà passeggere. O Signore. dammi un cuore limpido che sappia ammirare ogni realtà creata come specchio della tua stupenda, infinita bellezza. Dammi un cuore sgombro perché accolga tutto come dono tuo e lungi dall'impossessarsene lo gestisca nella lode. Dalla liturgia pasquale giudaica Anche se la nostra bocca fosse piena di inni come il mare è pieno d'acqua, la nostra lingua di canti come numerose sono le sue onde, le nostre labbra di lodi come esteso è il firmamento, i nostri occhi luminosi come il sole e la luna, le nostre braccia estese come le ali delle aquile del cielo e i nostri piedi veloci come quelli dei cervi, non potremmo ringraziarti o Signore nostro Dio, e benedire il tuo nome, o nostro Re. |