Omelia (22-10-2007) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento Luca 12,13-21 Dalla Parola del giorno Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?" Come vivere questa Parola? Si erano rivolti a Gesù per una questione di eredità. E il Signore aveva preso il largo da questo tipo di cose. No, la sua missione non si lascia implicare dentro le preoccupazione 'dell'avere'. Anzi, è talmente sul versante opposto: su quella di educare l'uomo ad essere libero, tanto che Gesù narra la parabola del ricco sedotto dal progetto di ristrutturare i suoi granai, per potervi accumulare le sue ricchezze sempre in aumento. C'è una cosa che manca al calcolo del ricco della parabola, ed è una realtà semplice ed evidentissima: la morte, proprio la sua morte. Perché a pensarla come un fatto generale, come qualcosa che vediamo arrivare, magari repentina, sulla pene degli altri, si fa in fretta. Ma che possa capitare proprio a me, e quando non me l'aspetto, è una verità meno familiare e poco gradita. Eppure realizza veramente la propria vita solo chi esce dalla stoltezza di dimenticare la propria. Perché il pericolo che incombe su ognuno è quello di fasciarsi talmente immischiare nel possesso delle cose da esserne posseduti: il pericolo è darsi talmente 'all'accumulo', non solo di cose ma di ogni bene passeggero da diventarne prigioniero. È il falso arricchire corteggiando il proprio 'ego', gonfiato a pallone nella propria inautenticità, ciò che è distruttivo per l'uomo. Mentre è il 'sé' il mio cuore profondo orientato a Dio, all'avvento del suo Regno, l'unica vera ricchezza: quella che mi dà pace in questa vita e dura nell'intramontabile gioia del 'dopo'. Oggi, nella mia pausa contemplativa, farò bene i miei conti col pensiero della mia morte, senza schizofreniche fughe in altri pensieri. Sono io che morirò e il tratto di vita è sempre breve, anche se fosse più di 100 anni. Morire però non è correre verso il baratro del nulla, ma è spalancarsi a Dio, alla felicità del suo incontrarmi con amore. Signore, fammi lucido e lieto nella certezza che morire in Te, è venire da Te, incontro a Te, ed è dunque un guadagno. La voce di un dottore della Chiesa Sulla terra non bisogna attaccarsi a nulla, neppure alle cose più semplici e innocenti, perché ci vengono a mancare quando meno ci si pensa. Non c'è che l'eterno che ci può contentare. S. Teresa di Gesù Bambino |