Omelia (26-10-2007)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.

Come vivere questa Parola?
Chi di noi non ha fatto l'esperienza di sentirsi interiormente lacerato sotto la spinta di queste due forze antagoniste? Da un lato l'attrattiva del bene con la sua indiscutibile carica di positività, dall'altra il male con le sue lusinghe, le sue promesse puntualmente smentite. Sarebbe sufficiente questa sola esperienza per convincerci della realtà del peccato originale.
Uscito dalle mani di Dio, di cui porta indelebile l'impronta, il cuore umano avverte in sé un'insopprimibile nostalgia di 'aria pulita'. Più o meno consapevolmente è alla ricerca del Suo volto. Il Bene rimane l'oggetto verso cui la volontà si protende, il desiderio profondo che la spinge ad andare oltre se stessa. Ma proprio qui s'innesca la lotta con le forze del male che subdolamente si insinuano con il fascino delle loro proposte, spesso convalidate dal 'tutti fanno così'.
Il male si sveste della sua stessa malizia per apparire inizialmente come qualcosa di normale di innocuo, poi addirittura di attraente e desiderabile. E ci si trova infine con l'amarezza di aver fatto ciò che non si sarebbe voluto: succubi di ciò che in fondo detestiamo. "Chi ci libererà da questo corpo votato alla morte?" È il grido umanissimo di chi si scopre come un naufrago in balia della tentazione.
No, non bastano i pii desideri, le buone intenzioni e neppure i più ferrei propositi a garantirci contro gli assalti del Maligno. Con le sole nostre forze non possiamo fronteggiarlo. "Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore". È l'imprevedibile conclusione di Paolo. È l'approdo di chi ha sperimentato sulla propria pelle il bisogno bruciante di essere salvato e finalmente comprende che quella mano tesa è per lui. Sì, io, proprio io ho bisogno di essere salvato, fosse anche solo dalla mia mediocrità. E Lui è venuto per me: è il mio Salvatore.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, fisserò lo sguardo del cuore su Gesù Salvatore. A Lui affiderò la mia fragilità, il mio desiderio di bene e l'impegno rinnovato di tendere con tutte le mie forze verso la santità, ma senza affanno, consapevole che essa resterà comunque un dono.

Ti rendo grazie, o Padre, per il dono di Gesù, mio Salvatore!

La voce di un mistico del V° sec.
Chi vuole portare il cuore a perfetta purificazione, lo infiammi costantemente con l'invocazione del Signore Gesù, facendo di essa l'unica sua preoccupazione e la sua pratica costante.
Diadoco di Foticea